DA CONSOLE A IMPERATORE (prima parte)
La grande notorietà che gode la figura di Napoleone in Francia e in Europa infastidisce il Direttorio di Parigi. Il generale corso viene richiamato in patria nei primi mesi del 1798. Inizialmente gli è affidato il comando dell’Armata d’Inghilterra che dovrebbe invadere la Gran Bretagna. È Napoleone a sconsigliare vivamente l’impresa in considerazione degli alti rischi che la stessa comporta. Una sconfitta contro l’Inghilterra avrebbe conseguenze nefaste sulla capacità difensiva e offensiva dell’esercito francese, compromettendo la sicurezza della Francia. Il Direttorio, ansioso di liberarsi per qualche tempo del generale, gli assegna il comando dell’Armata d’Oriente, con il compito di conquistare l’Egitto, provincia autonoma dell’impero turco-ottomano, e contrastare il potere inglese nel Mediterraneo. I francesi vogliono limitare la possibilità dei britannici di sbarcare nel porto di Damietta, attraversare con mezzi terrestri l’istmo raggiungendo Suez, e reimbarcarsi per le destinazioni imperiali dell’India, evitando così la circumnavigazione dell’Africa.
Napoleone accetta ben volentieri l’incarico. Le sue intenzioni sono di replicare le imprese di Alessandro Magno. Non si limita a organizzare una flotta e un esercito per affrontare la conquista del Medio Oriente, bensì, consapevole di tutto quello che comporta la spedizione anche in termini di conoscenza di quella che viene considerata la culla della civiltà, organizza anche una spedizione scientifica. Al suo seguito ha uno stuolo di studiosi esperti di egittologia.
Parte da Tolone il 19 maggio del 1798 con una flotta composta da 55 navi armate, comandate dall’ammiraglio François de Brueyes, e 280 navi da trasporto. Porta con sé un esercito formato da 38.000 soldati oltre che da 16.000 marinai. La cavalleria è comandata dal generale Alexandre Dumas, padre e nonno dei suoi due omonimi, famosi scrittori. Il 9 giugno, dopo aver conquistato Malta, sbarca ad Alessandria d’Egitto, riuscendo a evitare pericolosi incontri con la Mediterrean Fleet inglese. Le truppe francesi, una volta sbarcate, si scontrano a Giza, nei pressi del Cairo, con l’esercito egiziano formato in gran parte da cavalieri mamelucchi. L’effetto dell’artiglieria sui coraggiosi ma male armati mamelucchi è tragicamente letale. Nella battaglia al cospetto delle piramidi i morti tra le file egiziane sono 6.000 contro solo 300 perdite nell’esercito francese. Dopo la vittoria di Giza l’armata francese può occupare l’intero Egitto senza altri scontri. Le cose in mare non vanno ugualmente bene. La maggior parte del naviglio, dopo lo sbarco, ha fatto rotta per il ritorno in Francia. Rimangono sulle coste dell’Egitto solo alcune navi da guerra sotto il comando dell’ammiraglio Brueyes. La flotta inglese, comandata dall’ammiraglio Horatio Nelson, riesce a sorprendere quella francese ancorata di fronte ad Abukir. Brueyes ritiene che l’attacco possa essere sferrato solo da un lato essendo la sua flotta nei pressi della spiaggia. Nondimeno gli inglesi riescono a incunearsi tra le fila dei francesi con un’ardita manovra. L’azione viene portata avanti da tutti i lati scompaginando le linee di difesa della flotta francese. Solo due navi riescono a sfuggire agli inglesi, il Guillaume Tell e il Généreux. Tutto il resto della flotta viene affondato. Muoiono 1700 marinai francesi, compreso l’ammiraglio, alla cui incapacità viene addossata la disfatta. La sconfitta della flotta francese ad Abukir spinge i turchi ad intervenire direttamente per rientrare nel pieno controllo dell’Egitto. Si convincono di poter avere la meglio su Napoleone, indebolito dall’affondamento della sua flotta.
Napoleone è accompagnato dal figlio di Giuseppina, Eugenio de Beauharnais, e da Gioacchino Murat al comando del suo reparto preferito, la cavalleria. La moglie Giuseppina ha ritenuto di rimanere a Parigi dove, all’insaputa del marito, traffica per ottenere e far ottenere al suo cicisbeo Hippolyte Charles ricche prebende a fronte di appalti pubblici magistralmente dirottati in favore della sua cerchia di amici. Giuseppina, intuendo la futura brillante carriera politica del marito, vorrebbe dargli un erede, anche per legarlo a sé in modo più efficace. Poiché non è riuscita a rimanere incinta da Napoleone fino ad allora, consapevole che la sua non giovane età rende sempre più difficoltoso avere una gravidanza, si reca a Plombières per frequentare le terme locali famose per le cure ginecologiche. Le fa compagnia Hippolyte anche durante il suo soggiorno nella cittadina termale.
Questa storia è tratta dal volume “I BONAPARTE. Una storia quasi italiana” di Silvano Napolitano. AMAZON.IT
Intanto al Cairo Bonaparte si organizza per evitare lo scontro con il grosso dell’esercito ottomano, davvero imponente, che si sta avvicinando all’Egitto. Una parte delle truppe è trasportata via mare dalla flotta turca, un’altra parte procede via terra attraverso la Siria e la Palestina. L’esercito francese lascia l’Egitto, imbarcandosi nel porto di Damietta sulla nuova flotta che è stata inviata dalla Francia in sostituzione delle navi affondate nella battaglia di Abukir. Il generale corso ha intenzione di raggiungere la Siria e ingaggiare di sorpresa le truppe turche, in un luogo dove non si aspettano di essere attaccate. Nel febbraio del 1798 i francesi pongono l’assedio alla città fortezza di S. Giovanni d’Acri, ma i reparti turchi, che sono riparati all’interno delle mura della città, riescono a resistere agli attacchi francesi. A maggio il generale Bonaparte decide in tutta fretta di rientrare in Egitto con le sue truppe, abbandonando l’assedio di San Giovanni d’Acri. Ha avuto notizia di un imminente sbarco dell’esercito ottomano nel porto di Abukir. Napoleone vince questa seconda battaglia di Abukir, rintuzzando lo sbarco e rispedendo sulle loro navi le truppe ottomane. Nonostante che la situazione in Egitto si presenti difficile, a causa delle ribellioni della popolazione locale, Napoleone decide di rientrare a Parigi lasciando il corpo di spedizione sotto il comando del generale Kléber. La situazione in Francia si prospetta problematica, tanto che si pensa che gli inglesi abbiano facilitato l’attraversamento del Mediterraneo del generale corso, in previsione di un suo intervento atto a ristabilire l’ordine sotto il controllo dei lealisti. In fondo era stato Napoleone a convincere il direttorio parigino a non muovere guerra contro l’Inghilterra. Nell’agosto del 1801 le truppe francesi, sconfitte ad Alessandria da truppe inglesi e mamelucche avendo 13.500 vittime, vengono rimpatriate in Francia da navi inglesi. I britannici permettono il trasporto di una parte dei reperti dell’antico Egitto raccolti dagli scienziati francesi al seguito della spedizione. Il grosso dei reperti, tra i quali la Stele di Rosetta, viene invece trattenuto dagli inglesi come bottino di guerra.
La situazione a Parigi si presenta drammatica. Il direttorio si trova alla mercé di frange golpiste vogliose di prendere il potere. Il fratello di Napoleone è il presidente del Consiglio dei Cinquecento, assemblea che rappresenta il potere legislativo unitamente al Consiglio degli Anziani. Ci sono fondati sospetti che i realisti, mai domi, vogliano provocare dei disordini per tornare al potere. In tale situazione Napoleone sbarca a Fréjus il 9 ottobre del 1799. Viene accolto dalla popolazione come salvatore della patria. Già durante la campagna d’Italia era stato costretto a rientrare in tutta fretta a Parigi con le sue truppe per contrastare un tentativo di colpo di stato. Il suo viaggio verso Parigi è un’apoteosi di folla festante. Giunto nella capitale riesce a farsi nominare capo di tutte le forze armate. Al comando dei reparti parigini nomina il generale Charles Leclerc, marito della sorella Paolina, e il futuro cognato, il generale Gioacchino Murat, che sposerà dopo qualche mese Carolina Bonaparte. I potenti Talleyrand, ministro degli esteri, e Fouché, ministro di polizia, si schierano al fianco di Napoleone. Paul Barras isolato all’interno del direttorio, fa spazio al generale corso. Napoleone estromette da Parigi le due camere legislative (colpo di stato del 18 brumaio). Il Consiglio degli Anziani e il Consiglio dei Cinquecento si riuniscono a Saint-Cloud. Bonaparte interviene nella prima riunione del Consiglio degli Anziani che si tiene in quella cittadina. Il suo discorso non riesce a convincere l’assemblea ad approvare il proprio scioglimento. Presentatosi anche al Consiglio dei Cinquecento per chiederne lo scioglimento, è aggredito dai deputati presenti e accusato di tradimento. Napoleone rischia seriamente di essere condannato a morte e ghigliottinato. Il presidente dell’assemblea dei deputati, Luciano Bonaparte, arringa la folla nella piazza antistante il palazzo che ospita i deputati puntando una sciabola alla gola del fratello, affermando che non esiterebbe a ucciderlo nel caso che attenti alla libertà della Francia. Le parole di Luciano risolvono la drammatica situazione con l’aiuto di Leclerc e Murat che, con truppe veterane fedeli a Napoleone, entrano nell’edificio dell’assemblea con le baionette innestate mettendo a tacere i deputati sotto minaccia delle armi. Lo stesso giorno vengono sciolti i due Consigli e sono concessi pieni poteri a tre consoli: Napoleone Bonaparte, Roger Ducos e Emmanuel Sieyès.
Napoleone ottiene la nomina a primo console, carica che di fatto gli dà pieni poteri. Si dedica alla ristrutturazione dell’amministrazione pubblica, costruendo uno stato unitario e centralista, controllato da prefetti, viceprefetti e sindaci. Riforma il sistema finanziario, risanando i conti dello stato e crea il franco d’argento, che sostituisce le varie monetazioni post rivoluzionarie. Adotta un nuovo codice civile, conosciuto come codice napoleonico, che sarà poi preso a base dagli ordinamenti giudiziari di numerosi paesi europei. Il 2 agosto del 1802 Napoleone Bonaparte viene nominato console a vita attraverso un plebiscito.
Il console Bonaparte diventa il bersaglio dei giacobini i quali sospettano che voglia restaurare una qualche forma di monarchia, ma anche dei realisti che lo considerano un usurpatore del legittimo trono dei Borbone. Il 10 ottobre del 1800 il primo console viene fatto oggetto di un attentato, la cosiddetta “congiura dei pugnali”, mentre assiste a un’opera al Théatre de la République. La polizia riesce a bloccare quattro attentatori che, armati di pugnali, stanno per aggredire il Bonaparte. Il 24 dicembre dello stesso anno Napoleone e la moglie di nuovo sfuggono a un attentato dinamitardo mentre si recano in carrozza al teatro dell’Opera. A questo punto vengono presi severi provvedimenti contro le fazioni giacobine e monarchiche sospettate di essere ispiratrici dei tentativi di assassinare Napoleone. Molti simpatizzanti giacobini sono esiliati nella Guyana francese. Per dare un forte segnale anche ai sostenitori dei Borbone nel 1804 verrà giudicato e giustiziato il duca di Enghien, accusato di essere uno dei mandanti degli attentati. Luigi Enrico di Borbone, duca di Enghien, è uno dei principali rappresentanti di casa Borbone. Viene catturato da un drappello di cavalleria che, entrato in territorio tedesco, rapisce il conte mentre si trova nella sua residenza di Ettenheim nei pressi del confine con la Francia, trasferendolo nella fortezza di Vincennes, in territorio francese.
Le repubbliche sorelle in Italia erano state cancellate dalla seconda coalizione antifrancese. Il 14 giugno del 1800 Napoleone, alla testa del suo esercito, torna nella penisola e affronta gli austriaci nella battaglia di Marengo. Sembra che l’esercito austriaco possa avere la meglio ma l’intervento della riserva, comandata dal generale Luis Desaix, capovolge le sorti della battaglia dando una decisiva vittoria ai francesi. Viene ricostituita la Repubblica Cisalpina che, due anni più tardi, si trasformerà in Repubblica Italiana. Il trattato di Lunéville riconferma quasi per intero quello firmato a Campoformio. Il Veneto resta agli austriaci mentre, nei fatti, viene data mano libera ai francesi nel resto d’Italia. Con tale accordo di pace l’Inghilterra resta l’unica nazione che ancora contrasta i francesi.
Il 18 maggio del 1804 Napoleone Bonaparte è proclamato dal senato Imperatore dei Francesi. Il successivo 2 dicembre si ha l’incoronazione ufficiale nella cattedrale di Notre Dame. Napoleone incorona anche la moglie quale Imperatrice dei Francesi. Assiste alla cerimonia papa Pio VII, che si limita a dare la sua benedizione alla corona. Il 26 maggio del 1805 la cerimonia d’incoronazione viene replicata nel Duomo di Milano, dove Napoleone cinge la Corona Ferrea e ottiene la nomina a Re d’Italia. È in questa occasione che pronuncia le famose parole: «Dio me l’ha data, guai a chi la tocca».
(Foto in alto: Sfinge in Egitto, Vulcano 2004, CC BY-SA 3.0)