Francesca Teresa Giuseppa Raffaella Cerrito (Fanny era il nome d’arte) nacque a Napoli l’11 maggio del 1817 nella casa paterna di via Pedamentina San Martino n. 6 (oggi via S. Lucia a Monte), accanto alla chiesa di S. Maria Ognibene ai Sette Dolori, nel quartiere Montecalvario. Il padre, Raffaele Cerrito di 28 anni, aveva militato nell’esercito di Gioacchino Murat poi, con la restaurazione borbonica, era transitato nell’esercito del Regno delle due Sicilie con il grado di sottotenente di fanteria. Prestava servizio presso l’ospedale militare a pochi passi da casa. La madre, Marianna D’Alife di 23 anni, era casalinga. Francesca aveva un fratello, Giuseppe, di tre anni più grande.
Francesca, che aveva un carattere vivacissimo, fece le tre classi elementari presso le Scuole Pie vicino casa. Dopo la licenza elementare la madre, notando che era portata per la danza, invece di iscriverla al ciclo inferiore del collegio (così era allora chiamato il ginnasio-scuola media) le fece frequentare la scuola di danza presso il teatro San Carlo, consigliata da Pier Angelo Fiorentino, un amico di famiglia che poi divenne un rinomato critico musicale a Londra.
Sulle prime sembrò che la bambina non fosse particolarmente portata come ballerina poi, sotto la guida dei maestri di danza che insegnavano nella scuola del teatro, tra i quali i famosissimi Pietro Hus e Salvatore Taglioni, si appassionò all’arte tersicorea. Taglioni era lo zio di Maria Taglioni, una delle più grandi ballerine dell’epoca romantica, fu maestro di Anna, Therese e Fanny Elssler, che erano state allieve della scuola del San Carlo tra il 1825 e il 1827. Francesca, con il suo carattere estremamente esuberante, stentava ad apprendere la parte tecnica, mentre era bravissima sul tavolato del palco per la verve e la presenza scenica che dimostrava.
Questa storia è tratta dal volume “NAPOLI AL TEMPO DI … Episodi e personaggi della storia partenopea” di Silvano Napolitano. AMAZON.IT
Il 28 luglio del 1832, a soli 15 anni, fece il suo debutto al teatro del Fondo, oggi teatro Mercadante, nel “pas de deux” della coreografia comica “Oroscopo” di Galzerani. La ballerina riscosse un immediato successo di pubblico. Visto l’ottimo esordio rimediò subito una scrittura al teatro Tordinona di Roma, dove rappresentò tre balletti del Galzerani: Gli Empirici, I tre gobbi e Buondelmonte, con un tale successo che le fu accordata la serata “Beneficiata” nella quale la metà dell’incasso andava a favore degli interpreti.
A maggio del 1833 ritornò al San Carlo rappresentando due coreografie del Taglioni. Dopo il successo ottenuto sul palcoscenico del teatro partenopeo, fu ingaggiata dal teatro La Pergola di Firenze dove lavorò per la stagione 1833/34. A Firenze ebbe modo di conoscere la ballerina quattordicenne Carlotta Grisi. Francesca le invidiava le qualità recitative in cui lei non era particolarmente dotata. Da allora ebbe il vezzo di dichiarare come sua data di nascita l’anno 1821, anziché il 1817, per sembrare più giovane della Grisi.
Nella stagione 1834/35 Francesca tornò a Napoli dove interpretò vari balletti al teatro del Fondo e al teatro San Carlo. In “Amore e Psiche”, rappresentato il 30 maggio del 1835 al San Carlo, Carlotta Grisi interpretò Amore mentre lei ballò nella parte di Iside.
Nel 1836 il Kärntnertor Theater di Vienna fece una selezione di ballerine per ricostruire il corpo di ballo che per varie vicende risultava decimato. Furono ingaggiate anche alcune danzatrici italiane, tra cui la Cerrito. Debuttò il 4 aprile con il balletto Mosè tratto dall’opera di G. Rossini. Francesca approfittò della presenza nella capitale austriaca del grande maestro francese Jules Perrot per superare, con la sua guida, le défaillance tecniche che si trascinava dalla scuola del San Carlo a causa del suo precoce debutto.
A Vienna si accese la rivalità tra Francesca e Fanny Elssler, la beniamina del pubblico austriaco. Francesca Cerrito, che i viennesi soprannominarono Fanny in onore della Elssler, e che lei adottò come nome d’arte, non ebbe paura di confrontarsi con la Fanny locale esibendosi nei pezzi forti della collega avversaria. Si esibì nel ruolo di Amalia ne “l’Ottavio Pinelli” e nella “Cachucha”, che erano i ruoli preferiti dalla ballerina viennese. La Cerrito riscosse un grande successo di pubblico. A suo favore si schierò quella parte di pubblico che non parteggiava per la beniamina nazionale.
Sull’onda dei successi viennesi venne scritturata alla Scala di Milano, dove debuttò nel 1837 con “I veneziani a Costantinopoli”. A Milano ebbe modo di perfezionarsi ulteriormente con il maestro Carlo Blasis e la moglie Annunciata Ramaccini. Ormai aveva raggiunto l’apice della bravura e i loggionisti della Scala le tributarono il trionfo. Si formano due partiti, i cerritisti e i taglionisti, fans della Taglioni, nata a Stoccolma da padre milanese, che da anni spopolava sulle scene scaligere. Nella prima stagione della Scala del 26 dicembre 1838 Fanny interpretò la “Muta di Portici” nel ruolo di attrice, poi, nella stessa serata ballò nel “Bosco incantato” di Rugoli, diventando la stella incontrastata del teatro meneghino. In quel teatro partecipò, come prima ballerina, in tutte le rappresentazioni della stagione scaligera.
Fanny Cerrito, ormai conosciuta in tutti i teatri europei come le sue “compagne” Carlotta Grisi, Fanny Elssler e Maria Taglioni, venne scritturata al Her Majesty’s Theatre di Londra dove, a metà del 1840, si recò con tutta la sua famiglia. A Londra iniziò anche la sua attività di coreografa, oltre che di ballerina, con “Alma ou la fille du feu”. Ebbe un crescendo di successi con “Pas de fascination” dove si misurò con Carlotta Grisi, riuscendo a far valere le sue doti tecniche e interpretative, dopo i miglioramenti avuti con i corsi di perfezionamento fatti a Milano con il maestro Blasis. Nello stesso anno arrivò a Londra anche Maria Taglioni. Le due si esibirono in un pas de deux dove la Taglioni, in forza della sua grande bravura ed esperienza, riuscì a monopolizzare l’attenzione del pubblico a scapito della Cerrito che risultò nell’ombra della più famosa collega. Nonostante tutto, la Fanny non fece mancare la sua amichevole presenza in una serata “beneficiata” che fu data in onore della sua “avversaria-amica” Taglioni.
Nel 1843, al culmine della sua carriera, si misurò anche con l’altra Fanny, la Elssler, con la quale ballò insieme, su richiesta personale della regina Vittoria, in un “pas de deux” creato appositamente per loro due dal Perrot. A Londra la Cerrito incontrò per la prima volta il coreografo ballerino francese Arthur Saint-Léon. Con l’affascinante Saint-Léon, che era anche un valente violinista, si creò dapprima un legame artistico con i balletti “Alma” e “Silphide”, poi anche un legame affettivo. Il 17 aprile del 1845 i due si sposarono a Les Batignoles, oggi quartiere di Parigi, nonostante l’opposizione della famiglia di Fanny. I genitori speravano per la loro pupilla in un matrimonio con qualche nobile e ricco inglese, nei cui ambienti lei riscuoteva grande successo.
A Londra intanto l’impresario Lumley stava preparando il più grande evento di danza del secolo. Voleva mettere insieme le quattro ballerine più famose dell’era romantica del balletto in un unico “pas de quatre”: Maria Taglioni, Lucile Grahn, Fanny Cerrito, Carlotta Grisi. Il 12 giugno del 1845 ebbe luogo tra due atti di “Anna Bolena” questo “pas de quatre”. Maria Taglioni si dimostrò la più grande, per bravura ed esperienza, la Grahn, che era la meno famosa e dotata delle quattro, si accontentò di rimanere nell’ombra delle sue colleghe più famose. Tra la Grisi e la Cerrito invece si ebbero scintille già dalle prove, e continuarono con una gara di bravura durante il “pas”. Alla fine la Cerrito ebbe la meglio e il pubblico la premiò con il secondo più lungo applauso dopo quello tributato alla Taglioni.
Dopo una tournée in Germania e in Italia, a Torino la Cerrito, forse a causa dell’intensa attività, ebbe un crollo nervoso e non poté partecipare alla prevista rappresentazione di “Alma” in occasione del carnevale del 1846. Dopo un periodo di riposo la ballerina partenopea fece un lungo giro per i teatri d’Europa, ballando insieme al marito Saint-Léon che spesso, oltre che danzare, si esibiva anche come violinista.
Nel 1847, in seguito alla sostituzione del direttore, ebbe finalmente un invito all’Opéra di Parigi, nonostante i dubbi sulla validità della Cerrito che fino a quel momento ne avevano impedito l’ingaggio. I grandi successi in tutta Europa e il fatto che fosse sposata con il famoso Arthur Saint-Léon convinsero la nuova direzione a farla esibire sul palcoscenico parigino. Il debutto avvenne il 20 ottobre con “Alma”, dove Fanny danzò in coppia con il marito Arthur. La rappresentazione ebbe un notevole successo di pubblico, ma la critica fu un po’ fredda a causa di quelle piccole manchevolezze tecniche che lei nascondeva con l’ardore e la presenza scenica. Il successo continuò con una rappresentazione nel teatrino del palazzo di Saint-Cloud, voluta da re Luigi Filippo, in cui si esibì nella “Fille de Marbre”.
Il 15 gennaio del 1848, durante un’esibizione a Venezia nel balletto “la vivandiera”, Fanny Cerrito indossò un tutù tricolore in onore degli afflati libertari e unitari che in quel periodo pervadevano l’Italia e il resto d’Europa. Venezia era alla vigila dell’insurrezione che l’avrebbe portata a diventare “Repubblica” per una breve stagione. Alla Scala di Milano, la povera Fanny Elssler, di nazionalità austriaca, rimediò invece fischi al posto di applausi, poiché rappresentava, agli occhi dei milanesi, l’oppressione degli austro-ungarici sul Lombardo-Veneto.
Con il ritorno a Parigi iniziarono dissapori nella coppia Cerrito Saint-Léon. All’Opéra la Cerrito interpretò nel 1850 “Stella” una coreografia del marito ambientata a Napoli. Saint-Léon l’aveva scritta appositamente per la moglie in onore delle sue origini partenopee. La danzatrice fece sfoggio di tutta la sua verve, alleggerendo il romanticismo in voga allora con una vena di umorismo tutto napoletano. Fu uno degli ultimi lavori in cui collaborarono, poiché nel 1851 la Fanny si divise dal marito nella vita e nella danza. Lei continuò la collaborazione con il teatro dell’Opéra fino al 1854.
Nel 1851 aveva conosciuto un nobile spagnolo, Manuel Antonio de Acuña-de Witte di Bedmar, di cui diventò amante. Nel 1854, frutto della loro unione, nacque una bambina a cui fu dato nome Matilde. La bambina fu riconosciuta dal padre che però non volle sposare Fanny, anche se continuò a interessarsi della figlia e della madre. La Cerrito fu costretta a lasciare le scene per qualche tempo a causa della gravidanza. Riprese la sua attività ma, appesantita dal parto, non riuscì più a esprimersi con quella agilità che l’aveva contraddistinta.
Nel 1857 abbandonò definitivamente le scene per ritirarsi a vita privata. Si volle occupare personalmente della figlia.
La figlia Matilde Acuña, in buoni rapporti con il padre, spesso si recava in Spagna ospite del genitore. In uno dei suoi viaggi conobbe un nobile spagnolo di origine francese, Manuel Le Motheux-Bourbaki, che sposò nel 1872 all’età di 18 anni. Ebbe due figli, Emmanuel e Luisa Le Motheux-Acuña, che diedero alla loro nonna napoletana cinque pronipoti. Il 6 maggio del 1909 Fanny Cerrito morì completamente cieca all’età di 92 anni a Parigi dove, in tale triste occasione, nessuno si ricordò del glorioso passato di una delle grandi interpreti del balletto romantico.
Immagine in alto: Fanny Cerrito, 1849, Huster)