L’ordine dei Cavalieri del Tempio fu fondato nel 1119 con lo scopo di proteggere i pellegrini che si recavano a Gerusalemme. Erano anche conosciuti come “Christi Militia”, un piccolo esercito schierato a difesa dei cristiani in Terrasanta. Il loro nome completo era “Poveri compagni d’arme di Cristo e del Tempio di Salomone”.
Nel 1095 Goffredo di Buglione aveva conquistato Gerusalemme con la prima vittoriosa crociata. Aveva quindi divisa la Terrasanta nei quattro “stati crociati”: la Contea di Edessa, il Principato d’Antiochia, il Regno di Gerusalemme e la Contea di Tripoli. I mussulmani continuarono però con gli scontri armati. Inoltre depredavano, e a volte uccidevano, i pellegrini che si recavano in Terrasanta. Nacquero diversi nuclei di cavalieri armati, ex crociati, che difendevano i luoghi santi dalle incursioni dei mussulmani e proteggevano i pellegrini dai predoni.
Tra questi gruppi di crociati primeggiava l’Ordine del Tempio, guidato da Hugues de Payns, un cavaliere francese. L’Ordine fu riconosciuto dal re di Gerusalemme Baldovino II che assegnò ai cavalieri, quale loro sede, la moschea al-Aqsa, conosciuta anche come Tempio di Salomone.
L’ordine, che inizialmente contava nove cavalieri, ebbe riconoscimento ufficiale nel Concilio di Nabalus del 1120. Gli aderenti all’ordine facevano voto di castità, povertà e obbedienza. Inoltre giuravano di difendere la cristianità dagli infedeli. La regola adottata dall’ordine era quella di San Benedetto integrata con alcune norme della regola di Sant’Agostino. I cavalieri vestivano una tunica bianca contrassegnata da una croce di colore rosso all’altezza del petto. I loro scudieri vestivano tuniche brune. Nelle illustrazioni venivano rappresentati da due cavalieri montati su un cavallo per simboleggiare il voto di povertà degli stessi. L’ordine presentava diverse figure nella sua organizzazione. In primis c’erano i “cavalieri” che erano organizzati e armati come cavalleria pesante. A questi seguivano i “sergenti”, che erano una sorta di cavalleria leggera. Poi c’erano i “fratelli di mestiere” e i “fattori”, artigiani e amministratori delle terre di proprietà dell’ordine. Per ultimo, ma non ultimi, vestivano la tunica dell’ordine i “cappellani”, sacerdoti che curavano la vita religiosa degli aderenti.
L’Ordine fu confermato nel 1138 dalla bolla “Omne Datum Optimum” di papa Innocenzo II. Prevedeva l’indipendenza dei cavalieri templari e la loro sottomissione alla sola autorità papale. L’Ordine era organizzato con un proprio clero ed era esente da tasse. Questa totale libertà non era ben vista dal resto del mondo religioso che metteva in discussione persino la bolla papale di Innocenzo II. Furono necessarie ben 12 riconferme della stessa da parte di diversi papi tra il 1154 e il 1194.
I templari si diffusero rapidamente anche in Europa attraverso loro sedi che si suddividevano in “Precettorie”, “Mansioni” e “Capitanerie”. Ognuna di queste godeva di autonomia e amministrava le proprietà terriere che facevano capo alle stesse. In Medio Oriente gli insediamenti dei Templari erano costituiti da castelli e case fortezze, in grado di resistere agli attacchi dei mussulmani. L’ordine era stato suddiviso in sette province, ognuna delle quali era amministrata da una “Casa” che di solito era situata nel centro più grande della relativa provincia. Le sedi dell’ordine più importanti erano quelle di Parigi, Roma e Londra. Nel periodo di massimo fulgore i Templari avevano una rete di circa 1.000 sedi tra Europa e Medio Oriente.
Con i loro insediamenti controllavano le principali vie di collegamento, in particolare quelle che attraverso l’Europa conducevano in Medio Oriente. In Normandia si trovava il santuario templare di Mont Saint-Michel. Proseguendo verso sud si incontrava l’abbazia di San Michele in Piemonte. Infine si giungeva alla chiesa di San Michele sul Gargano, in Puglia, regione di imbarco dei pellegrini diretti in Terrasanta.
Grazie alle donazioni e ai lasciti ereditari i Templari riuscirono ad accumulare un’enorme ricchezza. Possedevano più di 10.000 tenute agricole. Tra i loro averi era compresa l’intera isola di Cipro. Inoltre avevano organizzato una fiorente attività bancaria che mirava a sostenere le spese militari dei confratelli in Terrasanta. Iniziarono poi a prestare denaro ai pellegrini, fino a diventare una grande organizzazione che finanziava gli stati. In particolare la corona francese e la Francia erano debitori di ingenti capitali presi a prestito dall’Ordine dei Templari. Inoltre i cavalieri erano impegnati nella partecipazione e nella protezione dei crociati nelle loro varie spedizioni. I templari erano tenuti a supportare sia finanziariamente che militarmente i fedeli che si recavano a combattere in Terrasanta per liberarla dagli occupanti mussulmani.
I Templari accolsero nel loro ordine anche cavalieri che avevano problemi con la giustizia e che, tramite l’affiliazione allo stesso, riuscivano a evitare i giudizi dei tribunali e le relative condanne anche per i reati più gravi, quelli che avrebbero comportato la pena capitale. Queste ambigue presenze fecero nascere sospetti e maldicenze nei confronti dei cavalieri che, con il cessare delle crociate e la perdita definitiva di Gerusalemme, avevano trasferito il loro quartier generale a Cipro. Venne meno la ragione per la quale erano nati, la difesa dei luoghi santi della Palestina. Al Concilio di Lione del 1274 furono costretti a giustificare la loro esistenza mediante una memoria scritta. All’epoca era diffusa la convinzione tra la popolazione e il resto del clero che l’ordine fosse un’accolita di viziosi e di eretici dediti agli alcolici, con abitudini sessuali corrotte e solleciti nel giurare il falso. Nel 1306 il gran maestro Jacques de Molay rifiutò la proposta di papa Clemente V di unire l’Ordine del Tempio a quello degli Ospitalieri.
Nel 1307 il cavaliere rinnegato Esquieu de Floyran si rivolse al re di Francia Filippo IV il Bello per denunciare le eresie e altre nefandezze presenti nell’Ordine del Tempio. Già nel 1305 aveva presentato un’analoga denuncia al re d’Aragona Giacomo II che non aveva dato alcun seguito alla cosa. Filippo IV colse invece l’occasione per liberarsi dei debiti che aveva contratto con l’Ordine. Mirava anche a impossessarsi delle ingenti ricchezze che i cavalieri avevano accumulato in Francia. Anche al papa erano giunte voci sulla corruzione dei Templari. Clemente V, da Avignone, nuova sede papale, ordinò un’indagine sulle attività dell’ordine.
Filippo IV che mirava alle ricchezze, piuttosto che alla verità, non volle attendere le conclusioni dell’indagine disposta dal papa. Il 14 settembre del 1307 ordinò, in tutta segretezza, ai magistrati (balivi) di tutta la Francia di procedere agli arresti dei cavalieri templari senza alcuna eccezione, confiscando tutte le loro ricchezze e i loro possedimenti. Il blitz fu portato a termine in contemporanea in tutti i luoghi dove esistevano sedi dei templari. I cavalieri furono convocati dai balivi con la scusa di accertamenti fiscali. Tutti furono arresati ed imprigionati. Soldi e beni furono requisiti. Gli altri regnanti europei si astennero dal perseguitare i templari. Il re d’Aragona Giacomo II offrì rifugio ai cavalieri che riuscirono a sfuggire agli arresti.
Diversi cavalieri riuscirono comunque a fuggire. Alcuni storici ritengono che una parte considerevole dei beni dell’ordine fosse stata sottratta alla requisizione, caricata su un convoglio di carri e, dai porti della Normandia, trasportata in Inghilterra a bordo di navi di proprietà dei templari. Il papa, non volendosi inimicarsi il re di Francia, non si oppose agli arresti, anche perché alcuni templari confermarono, seppur sotto tortura, le accuse mosse nei loro confronti.
Il 22 novembre di quello stesso anno papa Clemente V si adeguò ai voleri di Filippo IV ed emise la bolla “Pastoralis Praeminentiae” che prevedeva l’arresto dei templari ovunque si trovassero. In Terrasanta e a Cipro i cavalieri si rifugiarono nei loro castelli e nelle loro fortezze e le autorità locali non ebbero modo di eseguire i dettati della bolla.
Terminata la fase degli arresti e delle confessioni iniziarono i processi. Questi si svolsero a Parigi. Le confessioni si somigliavano in maniera sospetta. La tesi dell’accusa venne confermata in modo uniforme dai cavalieri arrestati. Era evidente il disegno di addebitare loro un elenco standard di accuse per facilitare i successivi processi. Tra gli altri addebiti, quelli più infamanti, ma forse più veritieri, erano di aver allacciato rapporti amichevoli e fatto affari con i nemici mussulmani. Ai cavalieri che avessero accettato di confessare le loro colpe pentendosi venne promesso di aver salva la vita.
Filippo IV, preoccupato della richiesta del papa di ascoltare i templari imprigionati, convocò gli Stati Generali nel 1308 perché convalidassero le accuse nei confronti dei cavalieri del Tempio. Clemente V, da parte sua, delegò alcuni cardinali per l’ascolto dei cavalieri sotto accusa. Tutti, meno uno, dichiararono la propria innocenza ai delegati papali. A tutti fu concessa l’assoluzione.
La ritrattazione delle confessioni fece però decadere la promessa degli inquirenti di aver salva la vita. L’11 maggio del 1310 si concluse il processo. Cinquantaquattro cavalieri furono condannati al rogo e il giorno successivo furono giustiziati a Parigi sulla pubblica piazza. Nello stesso anno il papa convocò un concilio ecumenico che si tenne nella cittadina di Vienne. Il supremo consesso decise lo scioglimento dell’Ordine del Tempio, nonostante che le accuse contro di esso non fossero state ritenute certe. Tutti i beni vennero trasferiti all’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni del Tempio.
L’11 marzo del 1314 i gran maestri dell’Ordine del Tempio Jacques de Molay, Geoffroy de Charnay, Hugues de Pairaud e Geoffroy de Goneville furono condannati al carcere a vita. Alla lettura del dispositivo di condanna Jacques de Molay e Geoffroy de Charnay si ribellarono veementemente protestando la loro innocenza. Filippo IV pretese che i due fossero condannati al rogo poiché avevano ritrattato la loro confessione.
Il 18 marzo i due gran maestri furono condotti sull’Île de la Cité di Parigi, nei pressi di Pont Neuf, e messi al rogo. Jacques de Molay, con le sue ultime parole, gettò una maledizione sul papa, sul re e sulla sua stirpe fino alla tredicesima generazione. Clemente V morì il 20 del mese successivo. Filippo IV fu colpito da ictus e morì il 29 novembre dello stesso anno. Una leggenda riporta che il boia della Rivoluzione Francese Charles-Henri Sanson, poco prima di calare la ghigliottina sul collo di Luigi XVI, sussurrasse in un orecchio al re: «Sono un templare e con questo vendico Jacques de Molay».
Una scia di leggende e misteri ha avvolto le vicende dei Templari. A partire dal XVIII secolo furono sviluppate teorie in base alle quali i cavalieri erano custodi del Santo Graal e forse anche dell’Arca dell’Alleanza. Miti che si basavano sulla lunga presenza dell’Ordine nei luoghi dove era situato l’antico Tempio di Gerusalemme. Una leggenda racconta che il Sacro Graal fosse stato trasferito, al momento del blitz di Filippo IV, in Scozia, poi trasportato dall’isola britannica in America. La leggenda collega il mistero del sacro calice al presunto tesoro che si troverebbe sottoterra nell’isola di Oak, nella provincia della Nuova Scozia in Canada. Altre dicerie indicano i templari quali seguaci dei Rosacroce. Infine non mancano narrazioni che avvicinano i cavalieri al Priorato di Sion e ai catari, mettendo inoltre insieme teorie che vorrebbero i templari collegati a organizzazioni esoteriche ebraiche e islamiche.
(Foto in alto: Chiesa del Tempio a Londra dove avvenivano le cerimonie di iniziazione dei cavalieri, Alan Ford, 2004, pubblico dominio)