Nel 1940 si era nel pieno della seconda guerra mondiale. Il 1° settembre del 1939 la Germania, guidata dal cancelliere Adolf Hitler, aveva invaso la Polonia nonostante le rassicurazioni date alle potenze europee. Queste si erano prodigate per accontentare il cancelliere nelle sue pretese di inglobare i territori limitrofi, abitati in grande maggioranza da etnie di origine tedesca. L’invasione era stata preceduta dal trattato Molotov-Ribbentrop. L’Unione Sovietica, guidata da Stalin, si era impegnata a non interferire nelle operazioni tedesche in cambio di un patto di non aggressione tra i due paesi. Il trattato prevedeva la divisione dell’Europa orientale in due sfere di influenza, dando via libera, nei fatti, alle aggressioni di Hitler ai paesi baltici e alla Finlandia, prevedendo per la Polonia la spartizione tra Unione Sovietica e Germania.
Dopo aver occupato i paesi baltici e divisa la Polonia con i sovietici, la Germania rivolse le sue attenzioni verso la Francia. La difesa del suolo francese era affidata alla Linea Maginot, un sistema di fortificazioni costruito ai confini con la Germania che rendeva difficile se non impossibile l’avanzata in territorio francese dei tedeschi. Ma la Linea Maginot aveva un grande punto debole, non copriva il confine tra Francia e Belgio. I tedeschi invasero prima l’Olanda e il Belgio. Poi, il 10 maggio del 1940, entrarono in Francia dalla porta spalancata del confine franco-belga.
Le truppe francesi e il corpo di spedizione inglese, che si trovava in Francia per contrastare l’invasione, si trovarono circondate nella sacca di Dunkerque. Churchill organizzò la più vasta operazione militare di salvataggio mai vista fino ad allora. Nella notte del 27 maggio il Canale della Manica pullulava di imbarcazioni di ogni tipo, militari e civili, anche piccole barche di pescatori. Era iniziata l’operazione Dynamo che si concluse nella notte del 2 giugno. Un migliaio di imbarcazioni fecero la spola tra Dunkerque e i porti inglesi affacciati su quel tratto di mare. Furono portati in salvo in Inghilterra 225.000 soldati britannici e 142.000 militari francesi.
Hitler, dopo la batosta sofferta dagli inglesi in Francia era convinto che il Regno Unito si sarebbe accordato con la Germania. Una volta che si fosse instaurato a Londra un governo con simpatie naziste, il Regno Unito sarebbe stato un alleato ideale per prendere il controllo di tutta l’Europa grazie alla potenza della marina e dell’aviazione inglese.
Il primo ministro britannico Winston Churchill era di tutt’altre idee. Consapevole che un accordo con Hitler avrebbe in pratica sottomesso i britannici alla Germania, si oppose con tutte le sue forze ad alcuni politici che vedevano di buon occhio un’alleanza anglo-tedesca. Churchill era consapevole che un’alleanza con il dittatore avrebbe portato alla creazione di un governo fantoccio asservito ai voleri del Führer.
Hitler, registrato il rifiuto all’offerta d’alleanza, ebbe come obiettivo l’invasione dell’isola britannica. Per permettere il trasbordo del corpo d’invasione con il supporto della sua marina militare doveva prima distruggere l’operatività della Royal Air Force. L’intervento dell’aviazione inglese durante il trasferimento delle truppe sarebbe stato micidiale. Era certo l’affondamento della maggior parte delle navi che sarebbero state impegnate nell’operazione.
Il compito di distruggere la RAF e di minare la resistenza inglese mediante bombardamenti a tappeto fu affidato alla Luftwaffe. Era la prima volta che l’aeronautica tedesca operava come arma strategica e non come supporto delle operazioni belliche di terra. La Luftwaffe fu suddivisa in tre flotte. La prima, con base nel nord della Francia, aveva il compito di bombardare il sud dell’Inghilterra. La seconda, con base sulle coste del mare del Nord, si doveva occupare del lato occidentale dell’isola britannica e la terza, di base in Norvegia, doveva operare sul nord dell’Inghilterra e sulla Scozia.
I comandanti tedeschi avevano pianificato un massimo di quattro settimane di bombardamenti per distruggere la maggior parte degli aeroporti britannici e le industrie belliche. I caccia tedeschi nel frattempo avevano il compito di impegnare quelli inglesi in duelli aerei per abbatterne la maggior parte. Sorsero contrasti tra i comandi sulle strategie da adottare. Kesserling, capo di una delle tre flotte, voleva che i bombardieri puntassero principalmente su Londra per fiaccare la volontà di resistenza della popolazione. Göring, capo della forza aerea tedesca, non fece nulla per appianare le divergenze sorte tra i vari comandi. Attraverso gli scontri interni contava di rafforzare la sua posizione personale agli occhi di Hitler.
Winston Churchill approntò la difesa chiamando a raccolta ogni inglese in grado di pilotare un aereo, affidando a questi i caccia Spitfire e Hurricane. Inoltre mise in piedi un sistema di avvistamento schierato sulle coste. Il sistema “Dowding”, così chiamato dal nome del suo creatore comandante dei caccia della RAF Hugh Dowding, era una complessa organizzazione tesa all’individuazione degli stormi di bombardieri tedeschi in arrivo.
Il primo rilevamento era affidato alle stazioni radar. Una volta individuati, gli aerei nemici venivano seguiti sul territorio britannico da osservatori armati di binocoli. Sia i rilevamenti che le osservazioni delle sentinelle del cielo erano segnalati al comando unificato delle operazioni aeree. Il centro di comando, situato in un sito sotterraneo nell’area di Londra, aggiornava su un enorme tavolo, con una carta geografica che rappresentava il Regno Unito, i movimenti aerei che le stazioni radar e gli osservatori comunicavano. Gli inglesi conoscevano in ogni momento la posizione dei velivoli nemici. Il comando impartiva gli ordini alle varie basi della RAF indicando la posizione degli aggressori in modo che i piloti potessero intervenire a colpo sicuro sugli stormi di bombardieri e sui caccia in avvicinamento.
Nelle città fu allestita una efficace contraerea. I tetti di molti palazzi vennero trasformati in postazioni di mitragliatrici puntate al cielo. Al contrario le informazioni di cui disponevano i tedeschi erano scarse e spesso errate. La rete spionistica tedesca nel Regno Unito era di fatto inesistente. I tentativi di infiltrare agenti non ebbero buon esito. Questo determinò errori di valutazione che ebbero un peso importante sull’esito dell’operazione.
Le incursioni dei bombardieri tedeschi erano appoggiate da una scorta di caccia monomotori BF109 e bimotori BF110. I BF110 erano però meno agili dei Spitfire inglesi e soccombevano negli scontri diretti. Pertanto il peso maggiore delle scorte ricadde sui più leggeri BF109 che però avevano una limitata autonomia. Inoltre i piloti dei bombardieri pretesero che le scorte volassero accanto ai loro aerei. Questo impediva ai piloti dei caccia di prendere quota per trovarsi in vantaggio negli scontri con i più moderni Hurricane. I piloti inglesi riuscivano spesso a intercettare gli stormi tedeschi mentre ancora stavano attraversando la Manica. Alcuni di essi ingaggiavano duelli con i caccia mentre altri attaccavano i bombardieri che, impossibilitati a sfuggire a causa della poca manovrabilità, si difendevano con le armi di bordo. Negli scontri erano destinati a soccombere.
Quattro furono le fasi della battaglia. Nella prima, tra luglio e agosto, gli scontri si concentrarono sulla Manica. I tedeschi cercarono di distruggere la difesa aerea inglese mediante l’abbattimento dei velivoli britannici. I comandi tedeschi non tennero però conto dell’abilità dei piloti inglesi che riuscivano a tener testa e spesso ad abbattere i caccia tedeschi. La seconda fase, nella seconda metà di agosto, vide gli attacchi tedeschi concentrarsi verso gli aeroporti situati lungo la costa sud e est dell’Inghilterra. Nella terza fase gli attacchi si diffusero su tutti i campi di voli della Gran Bretagna.
Fu questo il momento più tragico della forza aerea britannica. I continui bombardamenti e le perdite di velivoli e piloti negli scontri portarono la difesa aerea al punto di collasso. Gli Stati Uniti, che si erano dichiarati neutrali, collaborarono con gli inglesi con alcuni dei loro piloti. Solo nel 1941 furono formati tre squadroni di caccia pilotati da volontari americani. Il governo in esilio polacco costituì una forza aerea che operava nel Regno Unito. Quattro squadroni e 145 piloti collaborarono valorosamente con gli inglesi per contrastare i raid tedeschi. Anche piloti cechi, francesi e belgi affiancarono gli inglesi nei combattimenti aerei.
I tedeschi non ebbero sentore delle difficoltà della RAF. Dagli inizi di settembre, nell’ultima fase, gli attacchi si concentrarono su Londra. Questo fece respirare le basi aeree inglesi che in tal modo ebbero il tempo di riorganizzare le proprie forze. L’errore di valutazione del comando tedesco permise agli inglesi di rifornirsi di nuovi aerei prodotti dalla loro industria aeronautica e di addestrare altri giovani piloti. La RAF fu in tal modo in grado di ingaggiare battaglia contro i bombardieri tedeschi che si trovavano spesso senza la difesa dei caccia. I BF109, a causa della poca autonomia, non riuscivano a volare per più di 10 minuti su Londra. Dovevano tornare indietro prima di esaurire le scorte di carburante.
Il re Giorgio VI, la moglie e le due figlie si trovavano a Londra nonostante che il governo avesse sollecitato un loro trasferimento al sicuro in Canada. Il 19 settembre Buckingham Palace fu centrato da due bombe. Il re e la sua famiglia rischiarono la vita. Da quel momento si trasferivano per la notte nel castello di Windsor.
I bombardamenti su Londra rappresentarono il punto di svolta della battaglia d’Inghilterra. Il gran numero di bombardieri nemici abbattuti invertì le sorti dello scontro, al punto che la carenza di aerei convinse i comandi tedeschi e Hitler in persona dell’impossibilità di procedere ulteriormente. Il 19 settembre del 1940 Hitler prese atto della situazione e rinunciò all’invasione dell’Inghilterra, rimandandola sine die. I raid continuarono anche se in modo più sporadico. Questi ebbero luogo fino a quando Germania non lanciò l’operazione Barbarossa, l’invasione dell’Unione Sovietica. Tutte le forze aeree disponibili furono concentrate in tale operazione per appoggiare l’avanzata tedesca in territorio sovietico.
Nell’ultima fase della battaglia d’Inghilterra partecipò anche l’aviazione italiana al fianco dei tedeschi. Mussolini creò il Corpo Aereo Italiano comandato dal generale Rino Corso Fougier. La squadriglia era formata da bombardieri Fiat B.R. 20, da caccia Fiat C.R. 42 e G. 50 e alcuni ricognitori Cant Z 1700, in tutto 170 velivoli. La mancanza di addestramento specifico alle severe condizioni climatiche del nord Europa fu un limite alla partecipazione alle varie spedizioni. I bombardieri B.R. 20 e i caccia biplani C.R. 42 furono impegnati in due scontri con gli Hurricane inglesi sull’estuario del Tamigi. 12 velivoli furono abbattuti senza perdite di vite umane. Complessivamente gli italiani parteciparono a 17 raid.
Nella Battaglia d’Inghilterra si contarono circa 23.000 morti e 32.000 feriti tra i civili britannici. I danni alle case e alle industrie di Londra furono ingenti. La capitale era invasa dalle macerie degli edifici crollati. La strategia del terrore lanciata da Hitler nei confronti degli inglesi si rivelò, nonostante tutto, un fallimento. La popolazione conservò calma e sangue freddo. Tutti, civili e militari, abitanti delle città e delle campagne collaborarono nel resistere ai bombardamenti. I bambini di Londra, nel momento più duro, furono trasferiti nelle campagne dove furono ospitati nelle fattorie, accolti dalle famiglie di agricoltori. Da quel momento ebbe inizio il declino della Germania nella seconda guerra mondiale. Il successivo fallimento dell’operazione Barbarossa in Russia fu decisivo nella sconfitta finale dei nazisti.
(Foto in alto: Londra bombardata, US Government, 1940)