
NAPOLI AL TEMPO DI …
di Silvano Napolitano
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Alla fine degli anni ‘50 del XX secolo gli Stati Uniti registravano un ritardo nel loro programma spaziale, mentre l’Unione Sovietica mostrava al mondo di essere avanti nella conquista dei cieli con riusciti esperimenti di satelliti lanciati in orbita.
I sovietici, con il programma Lunik partito nel 1959, si ripromettevano di esplorare la Luna con missioni nello spazio senza equipaggio. Le sonde denominate “Luna” avevano l’obiettivo di raggiungere il nostro satellite e studiarne da vicino le caratteristiche, agganciandosi nell’orbita dello stesso o atterrando sulla sua superficie. Erano in grado di esplorare anche la parte nascosta del satellite, quella opposta alla zona visibile dagli astronomi mediante i loro telescopi.
I Lunik erano stati preceduti dagli Sputnik, con il lancio di diversi satelliti artificiali. Questi venivano posti in orbita mediante razzi vettori. Sia i sovietici che gli americani avevano fatto man bassa dei segreti dei V2 della Germania alla fine del secondo conflitto mondiale. Con l’aiuto dei tecnici tedeschi, alcuni di essi emigrati negli Stati Uniti altri catturati dai sovietici, ambedue le nazioni svilupparono piani di volo nello spazio, utilizzando come vettori razzi che derivavano da quelli che venivano costruiti in Germania durante la seconda guerra mondiale per il trasporto delle bombe.
Alla fine degli anni cinquanta l’URSS espose in varie mostre nel mondo il suo satellite artificiale “Lunik” per promuovere la sua immagine e vantare i progressi nella conquista dello spazio. Tra il 21 novembre e il 15 dicembre del 1959 questo satellite fu esposto a Città del Messico. Una incredibile vicenda di spionaggio, che riguardava il “Lunik” in mostra, venne narrata in un articolo pubblicato nel 1967 da una rivista interna della CIA con il titolo “The kidnapping of the Lunik”, a firma di Sidney Wesley Finner.
Sosteneva l’articolo che, siccome gli Stati Uniti erano in un imbarazzante ritardo nei confronti dell’URSS nella conquista dello spazio, la CIA aveva organizzato un’operazione segreta per rubare i segreti del Lunik. L’agenzia di spionaggio americana approfittò del fatto che il satellite veniva esposto nella capitale del paese confinante in occasione della “Exposición Soviética”. Quello in mostra era, incredibile ma vero, uno dei satelliti originali denominato “E-1A N. 6”. Il Lunik 6 non era mai stato utilizzato per una missione spaziale, comunque montava tutti i marchingegni originali al suo interno.
Nei giorni della mostra alcuni agenti della CIA fotografarono il satellite esposto e verificarono che il regime di sorveglianza a cui veniva sottoposto era piuttosto lasco. Si convinsero che il momento migliore per fare l’operazione che si erano proposti era alla chiusura della mostra, durante il trasporto del Lunik allo scalo ferroviario per il trasferimento dello stesso al nuovo luogo di esposizione.

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Il pomeriggio dell’ultimo giorno di esposizione il satellite fu imballato in una cassa di legno e caricato su un camion per essere portato alla stazione ferroviaria. Alcune auto cariche di agenti della CIA seguirono il camion nel suo percorso. Era sera quando fu bloccato dagli agenti nelle vicinanze di una fabbrica dismessa dove la CIA aveva individuato un capannone adatto ai propri scopi. Il camion, coperto con un telo per non farlo riconoscere, fu guidato all’interno del cortile della fabbrica. Il capannone era circondato da un muro di protezione alto più di tre metri che lo nascondeva a occhi indiscreti. La cassa che conteneva il satellite, di 6 metri di lunghezza per 3 di larghezza e 4 di altezza, venne portata all’interno del capannone dove si trovava un piccolo gruppo di ingegneri americani, esperti di ordigni spaziali, portati in quel posto dalla CIA.
La cassa fu aperta con molta cura. Mostrava già segni di usura, poiché era stata utilizzata altre volte per il trasporto del satellite. Ulteriori tracce di apertura provocate dagli agenti non si sarebbero quindi notate. Uno dei sigilli si ruppe. Fu fatto arrivare in tutta fretta uno specialista che rifece nella notte lo stampo del sigillo sostituendo quello rotto.
Nel frattempo l’autista del camion venne condotto in un ufficio adiacente e convinto a collaborare. Non si sa se in quest’opera di convinzione fu utilizzata la forza, l’alcool o la corruzione. Probabilmente fu un mix di questi sistemi. Di sicuro migliaia di dollari vennero infilati nelle sue tasche. Presto il conducente si convinse che era suo interesse stare al gioco. Pertanto si mise calmo e buono in attesa che l’operazione della CIA fosse completata.
Il Lunik fu affidato ai quattro ingegneri. Il satellite fu smontato pezzo a pezzo e ogni sua parte fu fotografata. Poi gli esperti iniziarono il difficile compito del rimontaggio. Ogni cosa fu rimessa il proprio posto. Il tutto fu poi rinchiuso di nuovo nella cassa di legno e i sigilli riattaccati. Niente doveva far pensare a una manomissione e infatti tutto era stato restituito alle originali fattezze.
Erano ormai le sette del mattino. La cassa venne caricata di nuovo sul camion e l’autista si posizionò al posto di guida. Furono aperti i cancelli della fabbrica e il veicolo riprese la strada dirigendosi allo scalo ferroviario. Quando arrivò al treno gli addetti a ricevere l’involucro e a caricarlo sul carro merci destinato ad esso non rilevarono alcuna anomalia. I russi, almeno ufficialmente, mai avanzarono sospetti sul furto del Lunik.

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A parte quell’articolo, pubblicato otto anni dopo l’impresa sulla rivista interna alla CIA, che parlava del rapimento del Lunik, niente fu divulgato al pubblico. L’operazione rappresentò un passo avanti nel programma spaziale americano che si avvalse anche dei segreti del Lunik. In breve si registrò il sorpasso della NASA nei confronti dell’agenzia spaziale sovietica.
Il programma americano di conquista dello spazio denominato Explorer, dopo i primi insuccessi e risultati parziali, ebbe una svolta negli anni sessanta fino a sfociare nel programma Apollo che, il 20 luglio del 1969, raggiunse il suo apice con lo sbarco sulla luna degli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin, mentre il loro collega Michael Collins era ai comandi dell’Apollo 11.
La gara spaziale, che alla fine fu vinta dagli Stati Uniti fu condotta con tutti i mezzi possibili, leciti e illeciti. Importanza fondamentale, tra i mezzi illeciti utilizzati sia dall’America che dall’Unione Sovietica, fu lo spionaggio degli agenti della CIA e dal KGB mediante operazioni segrete come quella narrata e tentativi di corruzione di qualche tecnico coinvolto nei programmi spaziali del proprio paese.
(Foto in alto: Modello sonda sovietica Luna 1 e 2, fine anni 50 del XX secolo, NASA-NSSDCA)