Virginia Oldoini, contessa di Castiglione, 1865, Pierre-Louis Pierson

LA CONTESSA DI CASTIGLIONE

Virginia Oldoini ebbe tante vite, tutte vissute molto intensamente. Divenne la donna più ammirata e amata di Torino, una spia al servizio di Cavour e l’amante di Napoleone III. Inoltre fu la prima cultrice delle pose fotografiche, una tecnica nascente agli albori della fotografia.

Virginia era nata a Firenze il 23 marzo del 1837. Il padre era il marchese Filippo, uomo mondano che rivestì anche la carica di senatore del Regno di Sardegna. La madre Isabella Lamporecchi era figlia del famoso giureconsulto fiorentino Ranieri Lamporecchi. Il salotto della sua casa paterna era frequentato da varie personalità, tra queste il futuro cardinale Giacomo Antonelli, Luigi Napoleone, che da imperatore divenne amante di Virginia, e i Poniatowski, padre e figlio, discendenti dalla casa regnante polacca. Amici di Virginia furono anche Alexandre Colonna Walewski, figlio naturale di Napoleone Bonaparte, e Matilde Bonaparte figlia di Girolamo, fratello di Napoleone.

Questo ambiente stimolante contribuì alla formazione di Virginia che, desiderosa di rendersi indipendente e di disporre di molti quattrini, accettò di sposare, appena diciassettenne, il conte Francesco Verasis di Castiglione, di 28 anni. Il conte era da pochi anni diventato vedovo. Venne presentato alla bellissima Virginia da un amico di famiglia, il politico piemontese Massimo d’Azeglio. Virginia aveva informato il suo futuro marito, prima del matrimonio, che non lo amava affatto. Questo non rappresentò un ostacolo per il conte. La cerimonia di nozze fu celebrata il 9 gennaio del 1854. Nei giorni successivi gli sposi si trasferirono a Torino, nel palazzo di famiglia dei Castiglione. Nel marzo del 1855 nacque il primo e unico figlio della coppia a cui fu dato il nome Giorgio. Virginia ritenne soddisfatti i suoi impegni coniugali con la nascita del pargoletto.

La Contessa di Castiglione divenne molto popolare negli ambienti più in della società sabauda di Torino. Frequentava teatri e salotti dove era ammirata da uomini e donne per la sua bellezza e la sua eleganza. In tali occasioni era sempre seguita da un codazzo di giovani e meno giovani, signori dell’alta società in cerca della sua attenzione. Del resto Virginia non si faceva pregare per concedere amicizia. Il cugino Camillo Benso di Cavour fu uno dei primi a godere delle attenzioni della giovane donna. Fu seguito da un nutrito numero di appartenenti all’aristocrazia e al mondo politico: il banchiere Rotschild, vari membri della famiglia Doria, Costantino Nigra e infine, ma non ultimo, Vittorio Emanuele II, il quale le regalò un costoso gioiello e si interessò della difficile situazione finanziaria del marito.  

Nel frattempo Francesco Varasis, il cui patrimonio si assottigliava pericolosamente a causa delle ingenti spese che la moglie affrontava per sostenere il proprio stile di vita, chiese la separazione dalla moglie. Era, tra l’altro, amareggiato per le chiacchiere che la stessa Virginia faceva alle sue spalle, parlava di lui in pubblico apostrofandolo: «… quel becco di mio marito».

Intanto Cavour, nominato primo ministro, iniziò a tessere la tela che avrebbe poi consentito ai Savoia di diventare sovrani dell’Italia unita. Durante uno dei soliti incontri con la cara cugina Virginia propose alla stessa di recarsi a Parigi. Le spiegò che avrebbe dovuto diventare l’amante dell’imperatore Napoleone III, che Virginia ben conosceva avendolo frequentato negli anni di permanenza a Firenze quando l’imperatore era solo Luigi Napoleone. Il suo compito era quello di riferire al cugino tutte le informazioni che fosse riuscita a carpire e nello stesso tempo cercare di facilitare i rapporti tra Napoleone III e Cavour. «E stia attenta alla moglie (dell’imperatore)» gli raccomandò Cavour, visto che, in famiglia, era quella che indossava i pantaloni. Il marito non perdeva invece occasione di sfilarseli, i pantaloni, correndo appresso alle belle signore.

Cavour trovava una grande opposizione nei potentati europei nel suo disegno di fare l’unità d’Italia. L’Austria era evidentemente contraria visto che il suo impero comprendeva buona parte dell’Italia settentrionale. L’Inghilterra era gelosa dei suoi privilegi commerciali con il Regno delle due Sicilie. Da quelle regioni, tra le altre cose, provenivano le materie prime per la polvere da sparo che le serviva per i cannoni della Royal Navy. La Francia e la Spagna erano schierate a difesa dello Stato Pontificio. La sola Prussia si mostrava indifferente poiché mirava anch’essa a riunire i vari staterelli della Germania sotto il suo emblema. Il primo ministro Cavour era consapevole di dover ottenere il consenso dell’imperatore francese al suo progetto, concedendo qualcosa in cambio, tra cui anche i favori della bella cugina.

Virginia Oldoini giunse a Parigi nei primi mesi del 1856. Nella capitale francese era stato inviato anche Costantino Nigra con la funzione di ambasciatore ombra di Salvatore di Villamarina, rappresentante ufficiale del Regno di Sardegna in Francia. Era il responsabile, nonché referente, della missione della Contessa di Castiglione.

Nigra era nato nel 1828 in una modesta famiglia. Il padre era il cerusico di Villa Castelnuovo, piccolo centro nei pressi di Torino. Costantino possedeva una determinazione non comune nel voler farsi strada nel bel mondo torinese e perseguire la carriera diplomatica e politica. Per merito di una borsa di studio si era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza, laureandosi con pieni voti. Coltivava per hobby gli studi letterari. Si arruolò nei bersaglieri partecipando ad alcune battaglie durante la prima guerra d’indipendenza. A 23 anni fu assunto nel Ministero degli Esteri per intercessione di Massimo d’Azeglio, diventando dopo qualche anno Capo Gabinetto del primo ministro Cavour.

La coppia Virginia Oldoini Verasis e Costantino Nigra faceva faville frequentando i salotti più esclusivi di Parigi. Dopo poco tempo Verginia fu invitata a un ballo al quale partecipavano anche i reali. Si presentò solo dopo che l’imperatrice Eugenia de Montijo era andata via. Era accompagnata dal suo amico conte Walewski. Indossava un abito bellissimo e trasparente. Tutti i presenti, comprese le dame, rimasero a bocca aperta ad ammirare la contessa. Virginia, con grande eleganza e indifferenza, esibiva in pubblico il suo splendido corpo seminudo, coperto a malapena dai veli del suo abito. Anche Napoleone III rimase esterrefatto. Subito si diede da fare per rinverdire l’antica frequentazione con la contessa.

Virginia aveva intanto allacciato amicizie con esponenti dell’alta società legati alla casa reale. Tra gli altri aveva una relazione con Charles de Morny, fratellastro di Napoleone III e presidente dell’Assemblea Legislativa. La contessa, grazie anche all’intercessione dei suoi potenti amici, divenne l’amante di Napoleone III e lo riceveva regolarmente nella sua abitazione. L’imperatrice Eugenia era preoccupata per la piega che aveva preso la relazione del marito. L’imperatore in quei mesi sembrava completamente alla mercé delle grazie dell’ambasciatrice della bellezza italiana.

La sera del 2 aprile del 1857 Napoleone III stava entrando nella casa della Oldoini, una lussuosa dimora in avenue Montaigne 28, a due passi dai Champs Élysées, quando fu oggetto di un attentato. La sua guardia del corpo era Giacomo Griscelli, un oscuro personaggio che era anche un’ambigua spia di Cavour. Questi vide un’ombra nell’oscurità e, temendo si trattasse di un attentatore, almeno così la raccontò, lo uccise con una pugnalata al petto senza pensarci su due volte. Le indagini della polizia si indirizzarono verso alcuni italiani, ritenuti fiancheggiatori del presunto attentatore. Nacquero sospetti anche nei confronti della contessa di Castiglione. Le voci che giravano negli ambienti e nei salotti della capitale riguardo all’attentato, o meglio al “finto” attentato, dicevano che fosse stato organizzato dall’imperatrice. Voleva in tal modo liberarsi dell’amante del marito.

Virginia Oldoini venne interrogata dalla polizia. Durante l’interrogatorio rivolse con voce alterata improperi verso l’imperatrice Eugenia che lei chiamava sprezzantemente “la spagnola”. La riteneva regista di tutto quello che era successo. Nel 1857, per evitare di essere espulsa, raggiunse Londra non senza aver incontrato per un’ultima volta Napoleone III.

Cavour ebbe modo di finalizzare l’azione della Castiglione e di Costantino Nigra negli accordi segreti tra lui e l’imperatore francese, stipulati nell’incontro di Plombiéres del 1858. Questi permisero l’azione contro l’Austria portata avanti nella Seconda Guerra d’Indipendenza e la Spedizione dei Mille che si concluse con l’unità d’Italia.

Virginia Oldoini fu ospite a Londra di un suo amico dei tempi di Firenze, il barone Henry Holland. Durante i pochi mesi di sosta nella capitale frequentò feste e salotti stringendo, come al suo solito, relazioni con gli uomini più in vista della società inglese. Dopo pochi mesi fece ritorno a Torino dove si sistemò a Villa Gloria. L’amicizia con Vittorio Emanuele II le consentì di ottenere un appannaggio di 12.000 franchi. Inoltre ebbe l’affidamento del figlio di tre anni. Virginia aveva appena 21 anni ma già le sembrava che la sua vita fosse al tramonto. 

Nel 1858 tornò in Francia alloggiando nel castello di Dieppe, città affacciata sulla Manica, ospite di Louis Estancelin. Poiché non le bastava la vita mondana di quel luogo di villeggiatura frequentato dall’alta società parigina, spesso si spostava a Parigi, nonostante che la polizia francese la tenesse sotto continua e discreta sorveglianza.

Durante il suo successivo soggiorno a Torino, approfittando dell’amicizia con il banchiere Rothschild e le notizie riservate che riusciva a carpine dai suoi importanti amici, tra cui il principe Eugenio di Carignano, divenne una speculatrice di borsa. Quest’attività venne favorita dalle incertezze finanziarie conseguenza della Seconda Guerra d’Indipendenza. Con i molti soldi guadagnati poté permettersi il fitto di un elegante appartamento a Parigi, in Rue Marivaux, con affaccio sul Boulevard des Italiens.

Nel 1862 Virginia rientrò a Parigi insieme al figlioletto grazie all’intercessione in suo favore del conte Poniatowski presso la corte francese. Aveva giocato in suo favore anche la circostanza che il suo amante del momento era il fratello di monsignor Bernard Bauer, confessore della regina Eugenia.

Il 30 maggio del 1867 il marito di Virginia, il conte Francesco Verasis, che in precedenza aveva manifestato l’intenzione di suicidarsi, cadde da cavallo a causa di un colpo di sole. Stava partecipando al corteo nuziale di Amedeo d’Aosta, figlio secondogenito di Vittorio Emanuele, e di Maria Vittoria del Pozzo della Cisterna. Il conte Verasis morì travolto, dopo la caduta da cavallo, dalla carrozza del re. Non fu l’unica disgrazia accorsa durante il matrimonio del principe. L’ufficiale di stato civile che stava redigendo l’atto morì durante la cerimonia. Una damigella fu trovata impiccata con il bouquet della sposa tra le mani. Il portiere della tenuta di Stupinigi si suicidò poiché aveva fatto attendere la coppia nuziale davanti al cancello della villa. Più che un matrimonio sembrò ai presenti una battaglia campale dato il numero di vittime che si contarono. 

La vedova Virginia, tutt’altro che inconsolabile, divenne l’amante di Vittorio Emanuele II, trasferendosi a Firenze, nuova capitale d’Italia. La relazione con il re era ben vista dall’alta società perché distoglieva il sovrano, vedovo da molti anni, dall’intenzione di sposare la sua storica amante Rosa Vercellana, di modeste origini. Virginia non riuscì a sostituire la “Bela Rosin” nel cuore del re. Comunque la relazione fu proficua poiché il monarca sistemò tutti i suoi debiti, le raddoppiò l’appannaggio, e si interessò all’educazione del figlio facendolo accogliere in un esclusivo collegio. Non essendo riuscita nell’intento di accalappiare Vittorio Emanuele, la contessa si trasferì a La Spezia dove intrecciò una relazione con il contrammiraglio napoletano Guglielmo Acton, comandante dell’Arsenale di quella città.

Una delle passioni della bella contessa furono le foto. Si faceva ritrarre decidendo lei le pose, gli abiti e i luoghi. Lasciava solo la parte tecnica al fotografo: lo scatto e lo sviluppo delle lastre. In tutta la sua vita fece più di 400 foto, un numero esorbitante per l’epoca, dati i costi non indifferenti che ogni scatto comportava. 

Nel 1869 era di nuovo a Parigi. Poco dopo la Francia entrò in guerra contro la Prussia, scontro che si concluse poi con la sconfitta di Sedan e l’esilio di Napoleone III e della moglie in Inghilterra. Vista la situazione nella capitale francese tornò in tutta fretta in Italia dove Costantino Nigra la incaricò di una nuova missione segreta. In vista della presa di Roma doveva recarsi nell’Urbe e in qualche modo rassicurare papa Pio IX in modo che non abbandonasse la città. Naturalmente riuscì anche in questa impresa.

Poi fu Adolphe Thiers, futuro presidente francese, a chiedere alla contessa di organizzare un incontro tra lo stesso Thiers e il cancelliere prussiano Otto von Bismark, al fine di ottenere un armistizio per porre termine alla guerra franco-prussiana. La contessa divenne intima dell’ambasciatore prussiano in Italia Joseph Brassier de Saint-Simon-Vallade e con il suo tramite ottenne l’incontro tra Bismark e Thiers.

Nel 1873 Virginia Oldoini si stabilì a Parigi. Si diede da fare tra i sostenitori della monarchia, cercando finanziamenti tramite il suo amico banchiere Rothschild e sollecitando all’azione il duca Enrico d’Orleans con il quale aveva stretti rapporti. Per un momento accarezzò anche l’idea di diventare regina al fianco del duca. I suoi generosi tentativi non ebbero esito.

Intanto la contessa si arricchiva ulteriormente lanciandosi in speculazioni finanziarie, sorretta e consigliata dal suo ultimo e forse più sincero amante, Paul de Cassagnac, uno dei giornalisti più in vista della capitale francese, fervente sostenitore della fazione bonapartista. Nel 1874 ebbe forti contrasti con il figlio diciannovenne Giorgio che rubò la sua corrispondenza minacciando di renderla pubblica. In cambio della restituzione delle lettere, tra cui quelle scambiate con gli importanti uomini politici con i quali Virginia aveva avuto rapporti, ottenne dalla madre di entrare in possesso della eredità del padre in anticipo sulla data stabilita.

Nel 1876 Virginia Oldoini si sistemò in un lussuoso appartamento in Place Vendôme, nel quale vennero aboliti gli specchi poiché non voleva guardare la sua figura decadere a causa dell’età, sebbene avesse solo 39 anni a quell’epoca. La morte prematura del figlio nel 1879 a causa di una malattia, quella del padre nel 1889 e alcuni furti subiti nelle sue case in Italia, minarono il suo già fragile equilibrio psichico. Visse isolata e dimenticata dai suoi vecchi amici fino al 1899 quando, il 28 novembre, si spense per apoplessia nella sua casa parigina. Aveva 62 anni. Fu sepolta nel cimitero Père-Lachaise di Parigi, dove tuttora riposa.

(Foto in alto: Virginia Oldoini, contessa di Castiglione, 1865, Pierre-Louis Pierson)