Nel 1830 i francesi occuparono l’Algeria, conquistata ai turchi, trasformandola in una colonia. In quegli anni la presenza di stranieri nel paese era minima. Si contavano non più di 2000 europei. La comunità ebrea invece era molto numerosa. Le due popolazioni, quella europea e quella ebrea, erano state considerate dai turchi come una unica comunità, i dhimmi, i “protetti”. Con la colonizzazione francese molti altri europei si trasferirono in Algeria, per approfittare delle condizioni favorevoli concesse dal governo coloniale, che mirava a creare un gruppo omogeneo non arabo per diluire l’identità nazionale degli algerini di religione islamica. Dopo pochi decenni le genti non mussulmane divennero una rilevante componente della popolazione complessiva dell’Algeria.
Nel 1870 il governo francese concesse la cittadinanza a tutti i “dhimmi” presenti sul suolo algerino. Questa decisione fu presa per creare una identità comune tra gli algerini di origine europea, cioè francese, spagnola, italiana, maltese, ma anche tedesca e inglese, per contrastare le aspirazioni di indipendenza presenti nella popolazione locale di origine araba e berbera di religione mussulmana. Tra i cittadini naturalizzati francesi ci fu anche la popolazione ebrea di Algeria, originaria del luogo. Gli ebrei erano residenti in quel paese da secoli. Essi si erano sempre distinti dagli arabi e quando ebbero l’occasione di richiedere la cittadinanza francese ne approfittarono in massa, sentendosi, per lingua e tradizioni, più europei che algerini. Nei secoli di soggiorno nel paese sahariano ebbero spesso a soffrire della persecuzione dei musulmani. Le norme del 1870 furono poi confermate con le leggi del 1889 e 1893 che prevedevano la automatica cittadinanza francese per i figli di tutti i coloni di origine europea e la suddivisione della popolazione in cittadini metropolitani, con cittadinanza francese, e sudditi, musulmani di origine algerina. I cittadini metropolitani vennero chiamati dai francesi “Pied-Noir”, perché erano spesso impiegati come carbonai sulle navi che facevano la spola tra Algeri e Marsiglia.
La Francia negli anni ‘50 del XX secolo aveva concesso l’indipendenza a molti dei suoi territori nel nord dell’Africa. Il governo di Parigi ritenne, invece, che l’Algeria dovesse restare sotto il controllo della Francia a causa dei numerosi residenti con cittadinanza francese. Essi erano circa il 10 per cento della popolazione complessiva, ma nei grossi centri costieri rappresentavano la maggioranza della popolazione. Il movimento indipendentista algerino era nato alla fine dell’ottocento. Nel 1950 lo stesso era diviso in varie fazioni. La più decisa e violenta era il Fronte di Liberazione Nazionale. Altre componenti, più moderate, aderivano al Movimento Nazionale Algerino. I vari movimenti, oltre a contrastare, più o meno violentemente, la presenza francese, erano occupati a fronteggiarsi tra di loro, per il predominio sul futuro stato algerino indipendente.
La popolazione francese di madre patria era assolutamente contraria ai francesi d’Algeria, che consideravano per la maggior parte, usurpatori della cittadinanza, poiché in effetti non avevano origine francese. In Algeria c’erano circa 60.000 arabi e berberi “evoluti” che erano stati naturalizzati francesi. C’erano gli ebrei “francesi” la cui origine era assolutamente algerina, dati i secoli di soggiorno su quella terra. C’erano inoltre tutti i cittadini di origine europea, ma non francese, anch’essi naturalizzati con la cittadinanza francese, oltre ai francesi che si erano nel tempo trasferiti in Algeria, che in madre patria erano i soli considerati come legittimi cittadini metropolitani. Questo connubio di situazioni, da ambedue i lati della contesa, rese oltremodo difficile il governo della colonia e scegliere le opportune soluzioni di contrasto militare contro i ribelli nazionalisti o di trattative per cercare soluzioni condivise. Nel 1961 si costituì l’O.A.S., Organization de la Armée Secrète, una organizzazione paramilitare costituita da “Pied-Noir” che si opponevano alla liberazione dell’Algeria. L’OAS esprimeva le sue idee con attentati terroristici diretti contro le fazioni arabe che cercavano la liberazione, e in Francia, con attentati che miravano a contrastare le decisioni governative circa l’indipendenza del paese africano.
Il Fronte di Liberazione Nazionale, guidato da Ahmed Ben Bella, era indebolito dalla presenza delle altre sigle indipendentiste. Non tutte perseguivano la lotta armata. Un passo importante fu l’adesione all’FLN del capo dei comunisti Ferhat Abbas. L’FLN era appoggiato da Nasser, che mirava a una politica panaraba di contrasto ai paesi colonialisti. Il 1° novembre del 1954 iniziarono le ostilità contro i francesi con attacchi coordinati a caserme e posti di polizia. Il primo ministro francese Mendes-France, già indebolito dalle sconfitte subite dall’esercito francese in Indocina, proclamò la difesa a oltranza del suolo algerino che paragonò al suolo della madre patria. Era più di un secolo che la Francia occupava l’Algeria e un gran numero di suoi cittadini vivevano nel paese africano.
Il 20 agosto del 1955 gruppi armati del Fronte attaccarono contemporaneamente varie città del nordest algerino. Ci furono molte vittime: 71 cittadini di origine europea, 31 soldati e 21 arabi. La repressione della legione straniera fu terribile. Furono uccisi 1273 ribelli o presunti tali. Alcuni storici hanno ipotizzato un numero di 7500 vittime tra gli arabi e i berberi. La guerra fu totale e si diffuse in tutte le città algerine. I “Pied-Noir”, dal canto loro, si opponevano con ogni mezzo a qualsiasi iniziativa che avesse come obiettivo la pace, temendo che la stessa sarebbe poi sfociata nell’indipendenza del paese, con letali conseguenze per la loro comunità. Nell’agosto del 1956 si costituì la CNRA. Era il livello politico in cui si rinsaldarono le fila dei nazionalisti. Albert Camus, il famoso scrittore francese di origine algerina (era un Pied-Noir), si propose come intermediario in colloqui che portassero all’indipendenza in modo pacifico, ottenendo il solo risultato di essere rifiutato dagli arabi e considerato un traditore dai suoi concittadini.
Il 30 settembre del 1956 tre bombe scoppiarono nella capitale Algeri. Il governatore Lacoste, che aveva sostituito nella carica Jacques Soustelle, rimosso per profonde divergenze di vedute con Parigi, diede ordine ai militari di entrare in città. 7500 parà presero posizione nella capitale dove erano stati colpiti anche gli uffici della Air France. Era iniziata la “Battaglia di Algeri”, che fu soggetto dell’omonimo film di Gillo Pontecorvo. Oltre 800 attentati sconvolsero la capitale del paese sahariano. I parà, forti delle esperienze maturate nella guerriglia indocinese, costrinsero l’FLN in difensiva. I capi del Fronte furono costretti a lasciare Algeri e a rifugiarsi nel deserto o in Egitto. L’esercito francese, per riprendere il controllo delle città costiere, non ebbe remore a utilizzare anche la tortura nei confronti degli esponenti del Fronte Nazionale catturati. Oltre due milioni di algerini furono trasferiti forzosamente da zone interne controllate dalla guerriglia in zone sotto la giurisdizione delle truppe francesi. Circa 170.000 arabi e berberi mussulmani moderati furono ingaggiati dall’esercito francese (harkis) e utilizzati per contrastare la rivolta. In Algeria, nonostante che il governo francese cercasse di nascondere la realtà, era in corso una sanguinosa guerra coloniale i cui esiti apparivano incerti.
Jacques Soustelle, che dopo la sua rimozione aveva fatto ritorno a Parigi, organizzò, con l’appoggio dei militari, un colpo di stato che aveva come obiettivo di portare al potere il generale De Gaulle. I militari francesi temevano una nuova sconfitta in Algeria dopo quella sofferta in Indocina. Questo, secondo il loro pensiero, avrebbe compromesso definitivamente l’onore dell’esercito. I golpisti avevano individuato nel generale De Gaulle, eroe nazionale, la persona giusta per contrastare le spinte al ritiro delle truppe dall’Algeria. Il 25 maggio iniziò il colpo di stato con l’operazione “Corsica”. Un folto gruppo di parà francesi occupò la Corsica, senza scontri e spargimenti di sangue. Erano pronti a intervenire su Parigi nel caso che De Gaulle non fosse stato nominato primo ministro. Fortunatamente il 29 maggio, il giorno precedente alla data stabilita per l’incursione a Parigi, il parlamento diede la fiducia al governo presieduto da De Gaulle.
Puntare sul generale fu un errore poiché De Gaulle, che si rivelò un fine politico, aveva intercettato il desiderio dell’opinione pubblica francese di lasciare l’Algeria la cui difesa aveva un costo rilevante sia economico che in termini di vite umane che la Francia non era disposta a pagare. I “Pied-Noir”, gli algerini con cittadinanza francese e gli “Harkis”, arabi ingaggiati nell’esercito francese, al contrario premevano perché la Francia non abbandonasse l’Algeria. Essi sapevano che, in caso di indipendenza del paese africano, non avevano altra via di uscita se non trasferirsi su suolo francese. Era questo il contesto nel quale avvenne la nomina a Primo Ministro di Charles De Gaulle, il famoso generale che fu a capo del corpo di spedizione francese che liberò, insieme agli alleati, la Francia dai tedeschi nella seconda guerra mondiale. De Gaulle era propenso a concedere l’indipendenza all’Algeria in base al principio dell’autodeterminazione dei popoli. Nel ‘59 il generale De Gaulle fu nominato Presidente della Repubblica Francese.
Charles De Gaulle cercò di inserire forze moderate islamiche tra i contendenti algerini, per diminuire la presa popolare di cui godeva l’FLP. Nella stesura della nuova costituzione della quinta repubblica l’Algeria non fu più considerato territorio francese ma un territorio associato alla Francia, facendo intendere quella larga autonomia che il governo aveva intenzione di concedere. Questa prospettiva era però invisa al Fronte di Liberazione poiché in una situazione di autonomia la sua presenza sarebbe stata completamente vanificata. Il Fronte cercò alleanze tra i paesi amici proclamando la repubblica d’Algeria che fu riconosciuta da Egitto, Tunisia e Marocco. Dal lato opposto anche i “Pied-Noir”, subodorando il prossimo abbandono della partita algerina da parte francese, iniziarono la loro guerra contro due fronti. Da un lato i mussulmani e dall’altro i francesi più favorevoli all’indipendenza dell’Algeria. Fu costituita l’OAS, Organization Armée Secrète, a cui aderirono le personalità civili e militari più estremiste tra i “Pied-Noir” e i militari francesi in Algeria.
Nel 1961, a fronte delle trattative aperte dal governo De Gaulle con gli esponenti nazionalisti moderati, i generali francesi in terra d’Algeria Raoul Salan, André Zeller, Maurice Challe e Edmond Jouhaud organizzarono un secondo colpo di stato. Nella notte del 21 aprile occuparono i nodi chiave dell’Algeria: aeroporti, municipi, caserme. Il 22 mattina, quando la notizia del putsch divenne di pubblico dominio, il presidente Charles De Gaulle fece un comunicato, diffuso attraverso radio e televisione, ordinando a tutti i militari francesi di non obbedire agli ordini dei generali ribelli. Il 26 aprile il colpo di stato poteva dirsi fallito. I generali e gli ufficiali coinvolti furono estromessi dall’esercito, 114 di loro furono arrestati.
De Gaulle continuò i colloqui per trovare soluzioni condivise. Gli accordi di Evian, così chiamati dal nome della cittadina francese dove ebbero luogo i colloqui, stabilirono l’indipendenza dell’Algeria, con un periodo di transizione di tre anni durante i quali i cittadini francesi d’Algeria avrebbero avuto la possibilità di acquisire la cittadinanza locale o optare di conservare quella francese. L’OAS che non accettava l’indipendenza algerina organizzò decine di attentati terroristici sia in Algeria che in Francia, per provocare la rottura degli accordi e impedire lo svolgimento del referendum sull’indipendenza.
Il 1° luglio del 1962 si svolse il referendum sull’indipendenza nel paese africano. Il 3 luglio il presidente Charles De Gaulle proclamò l’Algeria indipendente.
Già nei mesi precedenti la proclamazione dell’indipendenza era cominciato l’esodo dei Pied-Noir i quali, per la maggior parte, raggiunsero la Francia. L’esodo interessò i cittadini di origine francese, quelli di origine europea, ebrei algerini che avevano ottenuta la cittadinanza francese, e gli hatis, i mussulmani che avevano militato nell’esercito francese e anche i musulmani cosiddetti “evoluti”, cioè quegli islamici che erano stati al fianco dei francesi e che temevano per il loro futuro. 1.500.000 di persone erano in partenza.
Furono momenti drammatici per il timore di rappresaglie da parte degli arabi. Intere famiglie cercavano di partire. Provenivano principalmente dalle città rivierasche: Algeri, Bona e Orano che da secoli era una base marittima sotto il controllo degli europei. Il governo francese aveva sottostimato il fenomeno e non aveva predisposto mezzi di trasporto per il trasferimento ne alloggi per l’accoglienza. Per giorni migliaia di profughi furono accampati nei porti algerini in attesa che le navi, che facevano la spola tra Algeria e Francia, li imbarcassero. Nelle città portuali della Francia meridionale famiglie di rifugiati sostavano e dormivano nelle strade. Pochi avevano parenti in Francia che li potessero ospitare almeno per i primi giorni.
Queste persone non furono bene accolte. I Pied-noir erano considerati fascisti e i francesi videro in loro usurpatori di alloggi pubblici e posti di lavoro. Il sindaco di Marsiglia dichiarò di non poterli accogliere poiché, a suo dire, aveva già 150.000 cittadini in più della capienza massima della città. Molti Pied-Noir furono trasferiti in Corsica, dove furono considerati i nuovi invasori. Nonostante tutto, la gran parte di queste persone, abituate a sacrifici e rinunzie, si adattarono ben presto alle nuove condizioni di vita, inserendosi in modo proficuo nella società francese.
L’Oas continuò per alcuni anni la sua attività terroristica in Francia. Il 22 agosto del 1962 il generale De Gaulle si stava trasferendo dalla sua residenza di Colombey les Deux Eglises, vicino Parigi, all’aeroporto militare di Villacoublay. Nell’auto presidenziale, una Citroen DS, si trovava anche la moglie Yvonne e il genero. Era scortato da alcuni poliziotti motociclisti e da un’altra vettura. Sull’Avenue de la Liberation, era in attesa un gruppo d terroristi dell’OAS. Alle 20, all’arrivo dell’auto presidenziale, alcune raffiche di mitra partirono in direzione del corteo da una giardinetta gialla in sosta. L’autista della Citroen del presidente si sottrasse ai colpi accelerando al massimo. Il presidente e la moglie si abbassarono tra il sedile anteriore e quello posteriore. Poco più in là un’altra Citroen DS si intromise tra l’auto presidenziale e quella di scorta. Gli attentatori spararono un centinaio di colpi di mitra da questa vettura in direzione dell’auto che ospitava il presidente. Solo sei pallottole colpirono la Citroen di De Gaulle. L’auto degli attentatori si allontanò in direzione di Parigi. Fortunatamente non ci furono vittime né feriti. All’arrivo all’aeroporto De Gaulle esclamò: “Sparavano come porci!”. La moglie Yvonne replicò: “spero che i polli non si siano fatto nulla”. Prima di partire dalla sua casa di campagna aveva messo nel portabagagli due polli vivi per il pranzo del giorno seguente. I responsabili dell’attentato furono arrestati. Jean-Marie Bastien-Thiry, l’organizzatore dello stesso, fu condannato a morte e fucilato.
Due Pied-Noir sono diventati famosi in Italia: Claudia Cardinale ed Edvige Fenech.
Claudia Cardinale nacque a Tunisi. I nonni della Cardinale erano di origine siciliana. Si erano stabiliti nella città tunisina La Golette dove risiedevano numerosi italiani. Il padre di Claudia, l’ingegnere Francesco, nonostante avesse studiato in scuole francesi, rifiutò la cittadinanza francese, conservando quella italiana, per amore della madre patria. Claudia Cardinale venne in Italia nella seconda metà degli anni 50. Parlava solo il siciliano, appreso dai nonni, oltre al francese e all’arabo tunisino. Da molti anni vive in Francia, ma ha conservato la cittadinanza italiana per rispetto della decisione del padre di rimanere italiano.
Edvige Fenech nacque a Bona, in Algeria, da padre maltese e da madre di origine italiana (di Acate in Sicilia). Avendo la cittadinanza francese, al momento dell’indipendenza algerina si trasferì con la madre a Nizza, dove frequentò il liceo. Iniziò lo studio della medicina presso la locale università ma venne notata dal regista Norbert Carbonnaux che la ingaggiò come attrice nel film “Toute folles de lui”. Nel 1967 vinse il concorso di “Lady France”. Notata da un cinematografaro italiano venne ingaggiata per il film “Samoa, regina della giungla” dove ottenne la parte di Samoa. Si trasferì definitivamente in Italia dove ha continuato con successo l’attività di attrice.
(Foto in alto: Charles De Gaulle, 1942, Biblioteca del Congresso USA)