Longwood House, residenza di Napoleone a Sant'Elena, Michel Dancoisne-Martineau, 2008

NAPOLEONE SCONFITTO

PRIGIONIERO A SANT’ELENA

Il 15 ottobre del 1815 Napoleone Bonaparte, ex imperatore dei Francesi, giunge all’isola di Sant’Elena a bordo della nave militare inglese Northumberland. È accompagnato da una piccola corte personale. Prende momentaneamente alloggio presso la casa di una famiglia del luogo, i Balcombe, dove si trattiene nei primi mesi di permanenza sull’isola. Si è in attesa che la residenza che gli è stata riservata, Longwood House, sia pronta ad accoglierlo dopo una breve ristrutturazione della stessa, con la quale viene aggiunto alla casa un piccolo padiglione adibito a salone di ricevimento. L’isola di Sant’Elena è situata nel mezzo dell’Oceano Atlantico, distante dall’Africa duemila chilometri e tremila dal Brasile. A inizio del 1800 l’isola conta poche centinaia di abitanti, molti di essi sono schiavi africani impiegati nelle tenute agricole dell’isola. Il centro abitato dell’isola, Jamestown, è situato a nord-ovest della stessa, affacciato su una piccola insenatura che funge da porto. Le navi non possono attraccare. Sbarchi e imbarchi avvengono a mezzo di piccoli natanti. Longwood House si trova al centro dell’isola, su un altopiano dal quale è visibile l’oceano. Il clima si presenta inclemente. Gli alisei soffiano di continuo. La pioggia arriva all’improvviso. Sono scrosci brevi ma intensi.

A sorvegliare Napoleone c’è il generale britannico Hudson Lowe coadiuvato da un numeroso distaccamento di soldati. Lowe ha collezionato molte sconfitte durante la sua carriera militare, tra le quali quella sofferta quale difensore di Capri, quando Gioacchino Murat volle sottrarre l’isola del golfo di Napoli all’occupazione inglese. È stato preferito quale sorvegliante dell’esilio di Napoleone poiché era stato comandante del distaccamento militare della Corsica, la regione di origine dell’ex imperatore. Già dai primi contatti tra i due si palesa una naturale antipatia. Lowe apostrofa Napoleone con il titolo di generale, mentre l’illustre prigioniero pretende che si utilizzi il titolo di imperatore. Nel mare attorno all’isola sono sempre presenti unità della Royal Navy le quali hanno il compito di impedire che il Bonaparte possa lasciare l’isola. Gli inglesi non hanno dimenticato la fuga dall’Elba. Napoleone, nel suo esilio, è accompagnato da alcuni suoi fedelissimi. Lo ha seguito sull’isola il suo valletto personale Louis Marchard che, durante la battaglia di Waterloo, aveva tentato di salvare la carrozza personale di Napoleone dalla cattura da parte dei prussiani. In quella vettura era custodito il denaro e l’oro da utilizzare per le necessità dell’armata. A Sant’Elena è accompagnato anche dal fedele maggiordomo Jean Baptiste Cipriani Franceschi, che sovraintende alle necessità giornaliere del suo imperatore. Jean Baptiste era stato accolto fin da bambino nella casa dei Bonaparte ad Ajaccio. Era rimasto accanto a Napoleone durante le sue campagne militari. Aveva lasciato la sua famiglia a Parigi pur di seguire il suo imperatore a Sant’Elena. È la persona alla quale Napoleone, durante la prigionia, affida le commissioni più delicate. Tra le altre cose fingerà di prestarsi al doppio gioco con il generale Lowe che, avendo bisogno di informatori per capire le vere intenzioni del suo prigioniero riguardo a una eventuale fuga dall’isola, lo assolda come spia. Cipriani fornirà agli inglesi, d’accordo con Napoleone, false notizie. Pagherà con la vita la sua fedeltà. Morirà nel 1818 tra atroci dolori, probabilmente causati da un avvelenamento. Completano il personale di servizio altri tre valletti e un cuoco.

Una presenza femminile conforta partico­la­r­mente l’ex imperatore. Albine de Montholon è la moglie del generale Charles Tristan de Montholon, un amico di Napoleone dai tempi della Corsica. Ha costruito la sua carriera militare seguendolo in numerose spedizioni. Dopo la restaurazione sul trono di re Luigi XVIII, aveva fatto in modo di esser ben accolto dalla nuova amministrazione, ottenendo la nomina a Maresciallo di Francia. In concomitanza dei cento giorni si era schierato di nuovo con Napoleone. Dopo la sconfitta di Waterloo era stato costretto a lasciare la Francia per via del tradimento, seguendo spontaneamente il Bonaparte all’Elba con la sua famiglia. Albine aveva avuto una vita burrascosa. Era stata sposata con un banchiere di Ginevra, divorziando dopo pochi anni di matrimonio nonostante che avesse concepito un figlio dal primo marito. Poco dopo aveva conosciuto il generale de Montholon al quale si era legata con una relazione sentimentale. Dopo qualche diniego per via della vita avventurosa di Albine, Montholon aveva ottenuto il permesso di Napoleone di sposarla. La relazione tra Albine e Napoleone era nata ben prima dell’esilio a Sant’Elena. Il 18 giugno del 1816 Albine dà alla luce una bambina alla quale viene dato il nome di Hélène Napoléone. Voci dell’epoca riportano che la piccola è il frutto della relazione tra Albine de Montholon e Napoleone. Il 26 gennaio del 1818 Albine ha un’altra figlia, Marie Caroline. Anche questa bambina viene considerata una conseguenza della relazione con l’ex imperatore. Marie Caroline morirà nel settembre dell’anno successivo. Hélène Napoléone vivrà lungamente. Nel 1837 sposerà Charles-Raoul du Couédic de Kergoualercon, un ufficiale di marina. Abiterà nei pressi di Tolone ed avrà due figli. Nel 1844 Charles-Raoul morirà precocemente. Dopo due anni Hélène Napoléone si risposerà con un collega del primo marito, Léonard-Léonce de Bonfils de Lablénie de Lapeyrouse, dal quale avrà altri sei figli. Nel 1907 morirà ad Aix-en-Provence, all’età di 90 anni. Un’altra presenza femminile del seguito di Napoleone è Fanny Bertrand, moglie del gran maresciallo Henri Bertrand, che ha sempre fedelmente seguito il suo imperatore anche sull’isola d’Elba. Fanny è sospettata di collusione con gli inglesi. Ha frequentazioni con vari ufficiali della guarnigione dell’isola. Per tale motivo lei e il marito Henri, non vengono messi al corrente dei piani e delle notizie che circolano in modo riservato nel più ristretto entourage di Longwood House. Nella cerchia dei fedeli che hanno accompagnato Napoleone sull’isola è presente anche lo scrittore Emmanuel de Las Cases. Lo scrittore raccoglie le memorie dell’imperatore per scrivere la sua biografia. Accusato dagli inglesi di spionaggio, poiché viene sorpreso con alcune missive clandestine, è espulso dall’isola. La brevità del soggiorno non gli impedirà di pubblicare in seguito la biografia ufficiale del Bonaparte.

Questa storia è tratta dal volume “I BONAPARTE. Una storia quasi italiana” di Silvano Napolitano. AMAZON.IT

La ristretta cerchia di fedelissimi e l’ex imperatore tramano in segreto per organizzare una fuga negli Stati Uniti, nonostante la severa sorveglianza del generale Lowe, il quale è coadiuvato da una numerosa guarnigione di militari che, in alcuni periodi, arriva a contare duemila unità presenti sull’isola. Inoltre un vero e proprio assedio della marina inglese è istituito intorno all’isola, la quale è pronta a far fronte a eventuali incursioni via mare di sostenitori dell’illustre e pericoloso prigioniero. Alcuni seguaci di Napoleone in Sud America contattano un certo Johnstone che aveva progettato un sommergibile a vapore sulla falsariga del prototipo realizzato da Fulton, l’inventore dei battelli a vapore. Progettano l’utilizzo del sommergibile per rendere possibile la fuga da Sant’Elena del loro idolo. Letizia Ramolino, che vive a Roma, incontra Johnstone, il quale le illustra la possibilità di una liberazione via mare del figlio, ottenendo dalla stessa un finanziamento di 15.000 sterline. Il medico di Napoleone a Sant’Elena, l’irlandese Barry O’Meara, connazionale di Johnstone, è il collegamento tra l’inventore e lo staff dell’ex imperatore sull’isola. L’organizzazione del tentativo di fuga giunge anche all’orecchio del generale Lowe, forse per il tramite dello stesso O’Meara, o forse a causa di qualche parola di troppo della signora Fanny Bertrand, durante uno dei suoi numerosi incontri con ufficiali inglesi. Infatti la sorveglianza viene incrementata e la libertà di movimento di cui gode Napoleone sull’isola è ristretta di molto. Comunque, prima che si riesca ad allestire il sommergibile, lo stato di salute del Bonaparte si deteriora sensibilmente.

L’ex imperatore è da tempo sofferente per problemi allo stomaco, dovuti principalmente alla sua abitudine di mangiare molto in fretta, spesso in piedi. I suoi pranzi non durano mai più di una decina di minuti. Quando ha ospiti a pranzo, termina il suo pasto mentre gli ospiti ancora sono all’antipasto. Non riesce a restare seduto per molto tempo. Appena termina il suo desinare si alza da tavola, spesso lasciando soli gli ospiti alle prese con le varie portate. La prigionia a Sant’Elena acuisce i suoi malanni. Nel 1819 le condizioni di salute peggiorano. Non riesce ad alimentarsi. Quasi sempre vomita il poco cibo che mangia. Spesso la mattina non ha la forza di alzarsi dal letto. Viene chiamato per un consulto il medico di bordo della nave della marina inglese Conqueror, John Stokoe. La sua diagnosi è che l’ex imperatore ha una sofferenza epatica accompagnata da disturbi allo stomaco. Ha bisogno di cure in un ambiente più confortevole, anche climaticamente, dell’isola di Sant’Elena. Tale diagnosi non piace alle autorità inglesi che temono più di ogni altra cosa un ritorno di Napoleone sulla terraferma. Per tale motivo il dottor Stokoe viene deferito alla corte marziale con l’accusa di aver stilato la prognosi facendosi influenzare dai desideri di Napoleone e del suo staff. È espulso dalla Royal Navy con disonore e con una misera pensione.

La condizione di salute precaria di cui soffre Napoleone giunge alle orecchie della madre, Letizia Ramolino, che decide di intervenire energicamente in favore del figlio. Prepara una delegazione di persone di sua fiducia che comprende il medico corso Francesco Antonmarchi, l’abate elbano Angelo Buonavita, il prete Angelo Vignali, un maggiordomo e un cuoco. L’intervento del cardinale Fesch, fratellastro di Letizia, fa in modo che le autorità francesi e inglesi acconsentano che questo gruppo di persone raggiunga Sant’Elena. Anche Paolina Bonaparte chiede di raggiungere il fratello per curarlo personalmente ma gli inglesi le oppongono un rifiuto. L’arrivo dello staff inviato da donna Letizia non migliora le cose. Il dottor Antonmarchi non può fare altro che confermare le diagnosi effettuate da O’Meara e da Stokoe. Nel settembre del 1820 Napoleone scrive una missiva al primo ministro britannico chiedendo il suo rientro in Inghilterra, facendo presente la serietà delle condizioni di salute che, a suo dire, sono aggravate sensibilmente dalla situazione climatica dell’isola. Ottiene un rifiuto. Ormai è quasi sempre allettato e quando riesce ad alzarsi dal letto non può che fare pochi passi, sorretto dal personale di servizio. Napoleone sospetta che gli inglesi lo stiano lentamente avvelenando per liberarsi di lui. Tale convinzione non è però supportata dalle varie diagnosi. Il suo male allo stomaco è la conseguenza del suo stile di vita. Inoltre il padre Carlo Maria Buonaparte era deceduto in giovane età per un tumore allo stomaco.

Il 5 maggio del 1821 Napoleone Bonaparte si spegne. Negli ultimi giorni il suo letto era stato trasferito nel salone di Longwood House, poiché la sua minuscola camera da letto non permetteva l’assistenza di cui aveva bisogno. L’autopsia che segue il decesso riscontra che lo stomaco è affetto da due ulcere perforate. Sono state queste a causare la morte poiché il fegato, per quanto malandato, non appare compromesso. Viene seppellito, per disposizione delle autorità inglesi, sull’isola di Sant’Elena.

Nel suo testamento viene citato un esteso elenco di persone che gli erano restate fedeli lungo tutta la sua avventura terrena. Sono beneficiari dell’eredità i propri familiari, in primis l’unico suo figlio legittimo, Napoleone Francesco Giuseppe, e uno dei suoi due figli illegittimi che in qualche modo aveva riconosciuto, Carlo Denuelle, a cui lascia 300.000 franchi, mentre l‘altro, Alessandro, non eredita nulla, forse in considerazione degli ingenti beni della famiglia Walewsky ereditati dallo stesso. Non mancano nel testamento tutti i suoi fratelli e le sue sorelle, che ottengono ingenti lasciti. Notevoli cifre sono ereditate dai fedelissimi che lo avevano seguito a Sant’Elena, non esclusi tutti i suoi servitori sull’isola. Altre decine di persone, tra i veterani e tra chi gli aveva reso dei servigi, sono nominate quali beneficiari di somme non indifferenti.

Nel testamento viene indicata anche la volontà di essere seppellito a Parigi, sulle rive della Senna. Nel 1840 il re di Francia, Luigi Filippo d’Orleans, esaudirà il desiderio di Napoleone, intervenendo presso le autorità inglesi per ottenere il trasferimento dei resti dell’ex imperatore in Francia. Il feretro sbarcherà dalla nave Belle-Poule a Cherbourg. Il corteo funebre attraverserà la Francia giungendo a Parigi tra due ali di folla. Il 15 dicembre del 1840 verrà celebrato il secondo funerale del Bonaparte, dove gli saranno tributati onori imperiali. La tomba è posta nella chiesa di Saint-Louis des Invalides, di fronte alla Senna, come aveva desiderato Napoleone.

(Foto in alto: Longwood House, residenza di Napoleone a Sant’Elena, Michel Dancoisne-Martineau, 2008)