Papa Bergoglio, 2008, Aibdescalzo, CC BY-SA 4.0

PAPA BERGOGLIO E GLI SCANDALI IN VATICANO

José Bergoglio è il papa giunto dalla fine del mondo. Così ha definito sé stesso poiché ha vissuto la sua giovinezza nel luogo abitato più a sud nel mondo, la città argentina di Ushuaia. È stato il primo cardinale sudamericano a essere eletto sulla soglia pontificia. La sua famiglia è di origine italiana. Il padre di Josè, nato in Piemonte, era emigrato in Argentina nel 1928, ancora bambino, seguendo la sua famiglia. Bergoglio, eletto papa nel 2013, ha adottato il nome “Francesco” in onore del santo poverello, volendo dare un segnale su quello che aveva intenzione di perseguire nel suo pontificato: una Chiesa scevra dagli scandali in cui, fino ad allora, la stessa era stata coinvolta. Il suo predecessore, Benedetto XVI, aveva dato le dimissioni, la prima volta nella storia del papato fatta eccezione di Celestino V, proprio a causa degli scandali che si susseguivano senza soluzione di continuità all’interno della Chiesa e a cui, a causa dell’età molto avanzata, non riusciva più a far fronte.

PRELATI CONSERVATORI E IL CONCILIO VATICANO II

La guerra all’interno del Vaticano era scoppiata al tempo di Giovanni XXIII, che fu soprannominato il papa buono, quasi a voler limitare l’importanza del suo papato alla sua indubbia bontà personale. Invece Papa Roncalli aveva dato il via a una rivoluzione della Chiesa Cattolica. Indisse il Concilio Vaticano II, durante il quale le istanze progressiste del mondo cattolico ebbero la meglio sull’ala tradizionalista della Chiesa. Ma i prelati che appartengono a questo mondo antico non si sono mai arresi. Al netto dello scisma Lefevre, che comunque raccolse solo una piccola parte dei tradizionalisti cattolici, il resto del mondo più conservatore è rimasto all’interno di Madre Chiesa, abbarbicato al passato per i più svariati motivi: dottrinali, storici, economici. Una percentuale di preti e di prelati, nascondono dietro al tradizionalismo semplicemente il desiderio di impunità, di cui avevano goduto fino all’azione risanatrice di Benedetto XVI, per i loro comportamenti nei confronti della pedofilia o per altre malefatte.

FALLIMENTO BANCO AMBROSIANO

Il Vaticano ha accumulato nei secoli immense ricchezze, amministrate in tanti rivoli quanti sono i centri di potere nel Vaticano. Queste disponibilità sono state occasione di operazioni opache e anche illegali. Il culmine dell’allegra amministrazione finanziaria della Chiesa si ebbe con il fallimento del Banco Ambrosiano, con il presunto suicidio di Roberto Calvi, presidente dello stesso, e con l’omicidio di Giorgio Ambrosoli, liquidatore della banca fallita. Nonostante che lo IOR, la banca Vaticana, si fosse proclamata estranea ai fatti, lo stesso istituto sborsò 250 milioni di dollari a titolo di contributo volontario a favore della liquidazione fallimentare della banca. Alti prelati del Vaticano furono accusati di bancarotta fraudolenta. Non fu possibile processarli perché la Corte di Cassazione stabilì che in base all’art. 11 dei Patti Lateranensi gli organi centrali del Chiesa erano esenti da ingerenze da parte dello Stato Italiano.

MORTE IMPROVVISA DI PAPA LUCIANI

Nel 1978 morì papa Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani, a distanza di un mese della sua elezione al soglio pontificio. La diagnosi ufficiale stabilì che il decesso, avvenuto durante la notte, era dovuto a un attacco cardiaco. Papa Luciani soffriva di cardiopatia. Ma la tesi ufficiale non servì a placare sospetti dietro questa morte così repentina. I medicinali che papa Luciani teneva abitualmente sul comodino e che prendeva la sera prima di addormentarsi non furono trovati dagli inquirenti. Papa Luciani si era contrastato più volte con le gerarchie Vaticane per la sua intenzione di riformare lo IOR e mettere sotto controllo le finanze della chiesa. Già da patriarca di Venezia, aveva avuto scontri con monsignor Paul Marcinkus, capo dello IOR, a causa della cessione della Banca Cattolica dal Veneto al Banco Ambrosiano. La mattina precedente al decesso il papa aveva avuto un diverbio con il cardinale Baggio a causa della nomina del nuovo patriarca di Venezia.

ATTENTATO A GIOVANNI PAOLO II

Il 13 maggio del 1981 papa Giovanni Paolo II, il polacco Karol Wojtyla, fu fatto oggetto di colpi di pistola durante un’udienza generale a piazza San Pietro, rimanendo gravemente ferito. L’autore dell’attentato, Ali Ağca, catturato nell’immediatezza dell’attentato, apparteneva all’organizzazione turca dei Lupi Grigi, e le indagini, pur non riuscendo a scoprire i mandanti dell’attentato, si indirizzarono verso i servizi segreti degli stati dell’est a causa dell’impegno del papa nell’appoggiare l’opposizione cattolica al regime comunista polacco. Anche in quella occasione non mancarono sospetti sulle gerarchie vaticane.

RAPIMENTO DI EMANUELA ORLANDI

Nel 1983, come coda del ferimento del papa, ci fu la sparizione, a seguito di rapimento, della giovanissima cittadina vaticana Emanuela Orlandi. Le circostanze del grave fatto non furono mai chiarite. In una serie di telefonate ricevute dai familiari alcune persone non identificate mostravano di conoscere bene le abitudini di Emanuela, come quella di vergognarsi di indossare gli occhiali da vista. In una telefonata giunta alla sala stampa del Vaticano una persona con accento straniero, verosimilmente anglosassone (soprannominato dagli inquirenti “l’amerikano”) chiedeva la liberazione dell’attentatore del papa Ali Ağca in cambio della liberazione della Orlandi. La stessa persona telefonò a una compagna del corso di flauto che Emanuela frequentava facendo la stessa richiesta. La compagna ricordò che la mattina del rapimento lei ed Emanuela s’erano scambiate il numero di telefono e la Orlandi aveva infilato il foglietto con il numero nella tasca del Jeans. Lo strano telefonista che mostrava di conoscere cose interne al Vaticano e altre considerazioni portarono a ritenere un attivo coinvolgimento della banda della Magliana nel rapimento, facendo sospettare che la regia di tutto potesse trovarsi a Roma, forse all’interno dello stesso Vaticano. Si scoprì in seguito che qualche prelato romano era in ottimi rapporti con esponenti della banda della Magliana.

OMICIDIO DEL CAPO DELLE GUARDIE SVIZZERE

A questa sparizione e ad altre oscure manovre avvenute dietro le mura leonine viene ricollegato anche il sanguinoso episodio riguardante gli omicidi, avvenuti il 4 maggio del 1988, del capo delle guardie svizzere Alois Estermann e di sua moglie Gladys Meza, trovati morti insieme al presunto omicida, la giovane guardia svizzera Cedric Tornay, nell’appartamento che il capo del corpo armato aveva all’interno della Città del Vaticano. L’inchiesta ufficiale del Vaticano appurò che il duplice delitto fu eseguito dal vice appuntato delle guardie svizzere Cedric Tornay, che si suicidò immediatamente dopo, a causa del risentimento maturato verso il suo superiore per una mancata promozione. Si ritenne che la moglie fosse stata uccisa poiché presente al momento dell’omicidio. Estermann era stato eletto proprio la mattina precedente a capo delle guardie. Anche in quella occasione non mancarono sospetti che si fosse voluto eliminare una persona, Alois Estermann, che a ragione della sua lunga carriera all’interno del corpo potesse essere a conoscenza di troppe cose e che, forse, fosse diventato un pericolo a causa della sua promozione.         

ELEZIONE DI PAPA FRANCESCO

Al momento dell’elezione papa Francesco fu considerato un papa di transizione data la sua età avanzata. Il collegio cardinalizio, o almeno quella parte di esso che faceva parte delle istituzioni centrali del Vaticano, riteneva che, essendo José Bergoglio proveniente dall’Argentina, luogo periferico della chiesa cattolica, e non essendo addentro alle cose Vaticane, lasciasse mano libera ai vari capi dei dicasteri. Una parte dei suoi elettori sperava che Bergoglio limitasse la sua azione alla sfera dottrinale e una lotta alla pedofilia nel mondo ecclesiastico nel solco di quella iniziata già dal papa precedente, contrassegnata da una ragionevole prudenza.

Papa Bergoglio, appena eletto, sorprese subito il collegio cardinalizio con la scelta del nome Francesco, per far intendere che avrebbe indirizzato la sua azione a favore della parte debole dell’umanità e che durante il suo papato avrebbe combattuto le esteriorità mondane della Chiesa e dei prelati. Inoltre decise immediatamente di non risiedere nell’appartamento riservato al papa nel palazzo apostolico, sembrandogli che abitare in quelle antiche sale potesse essere una limitazione alla sua azione. Scelse come abitazione Santa Marta, una residenza all’interno del Vaticano destinata a ospitare i prelati che si recano a Roma. All’interno della residenza il papa occupa due camere modestamente ammobiliate. Inoltre quando ha necessità di recarsi all’esterno della Città del Vaticano utilizza un’utilitaria, in genere una Ford Focus, senza auto di scorta. Tutto questo agli occhi di cardinali, capi di dicasteri, arcivescovi e vescovi, appare fastidiosamente rivoluzionario poiché molti di questi, oltre ad abitare in sontuosi appartamenti di proprietà del Vaticano, utilizzano per i loro spostamenti auto blu di grossa cilindrata, spesso blindate e con scorta al seguito.

IL FRONTE INTERNO DELLA CHIESA

L’ala tradizionalista delle gerarchie ecclesiastiche, nella quale si identificano molti dei prelati amareggiati dalle rinunce a quegli agi a cui erano abituati, è schierata contro il papa in contrapposizione ai cambiamenti e alle riforme che Bergoglio cerca di portare a compimento. Bergoglio ha concentrato la sua azione nella lotta alla pedofilia nella chiesa e al controllo sotto un’unica entità dell’amministrazione dei fondi del Vaticano, fino a quel momento gestiti dai capi di dicastero. Inoltre ha mostrato l’intenzione di superare alcuni di quelli che sono considerati dei punti irrinunciabili dall’ala più retriva della chiesa cattolica, riammettendo i divorziati alla comunione, avendo donne nelle posizioni apicali della Chiesa, accogliendo i gay, superando il celibato dei preti, dando precedenza al laicismo piuttosto che al clericalismo. L’ala tradizionalista, che si oppone a Bergoglio, considera il papa emerito Benedetto XVI, che ha la sua residenza nel monastero Mater Ecclesiae all’interno del Vaticano, il suo più alto rappresentante, anche se lo stesso ha più volte espresso la sua lealtà nei confronti del suo successore.   

I NEMICI ESTERNI DI BERGOGLIO

Ma papa Francesco si è fatto anche tanti nemici esterni alle gerarchie ecclesiastiche. L’attuale governo degli Stati Uniti, con in testa il presidente Trump è schierato apertamente con l’ala tradizionalista cattolica che ha una forte presenza negli Stati Uniti. Una delle tante occasioni di contrasto è l’attivismo diplomatico della Santa Sede in Cina, attivismo che gli Stati Uniti vedono come fumo negli occhi a causa dei contrasti esistenti tra Cina e USA. Un’udienza papale richiesta dal segretario di stato americano Mike Pompeo, che aveva intenzione di imporre la politica di chiusura degli Stati Uniti verso la Cina anche nei confronti dell’attività diplomatica del Vaticano, è stata rifiutata dalle gerarchie vaticane. Mike Pompeo ha avuto solo un incontro col pari grado segretario di stato vaticano cardinale Pietro Parolin.

LE ACCUSE DI PEDOFILIA A CARICO DI PRETI E PRELATI

In alcuni paesi sono numerose le denunce di abusi sessuali di preti nei confronti di minori. Negli Stati Uniti, in Australia, in Irlanda e in tutti i paesi dove è diffuso il cattolicesimo si registrano casi di pedofilia che hanno dato luogo a diversi procedimenti penali contro i preti colpevoli di tali misfatti.

Negli Stati Uniti numerosi processi hanno determinato condanne e ingenti risarcimenti di danni in favore delle vittime a carico delle locali diocesi, tali da costringerle a vendere beni, tra cui anche edifici di chiese, per poter far fronte a questi risarcimenti.

In Irlanda alle accuse di pedofilia si è aggiunto anche lo scandalo delle ragazze madri che fino agli anni sessanta venivano “accolte”, in pratica recluse, in istituti gestiti da suore le quali davano poi in adozione i piccoli neonati contro, o forzando, la volontà delle ragazze madri. Le suore, peraltro appoggiate dalle autorità civili, nascondevano l’identità delle famiglie che adottavano i bambini alle madri naturali.

Nel 1917 l’autorità giudiziaria dell’Australia ha messo sotto accusa il cardinale George Pell con l’accusa di “gravi reati sessuali” nei confronti di minori. Il cardinale Pell ricopriva in Vaticano la carica di Segretario per l’economia, con l’incarico, affidatigli da papa Francesco, di mettere sotto stretto controllo tutte le finanze del piccolo stato. Compito non agevole poiché i capi dei vari dicasteri, che fino a quel momento avevano avuto mano libera nell’amministrazione dei fondi che venivano affidati loro, cercavano in tutti i modi di sottrarsi alla “longa manu” del cardinale Pell.

Oltre all’accusa del procuratore australiano, Pell subì l’attacco di Peter Saunders, consulente della Pontificia commissione per la tutela dei minori. Saunders gli mosse l’accusa di aver mostrato disprezzo nei confronti delle vittime dei preti pedofili.

Il cardinale Pell rientrò in Australia per affrontare il processo a suo carico. In primo grado venne riconosciuto colpevole per abusi sessuali commessi negli anni ’70 nei confronti di due minori, quando era parroco a Ballarat (Victoria). Fu condannato a sei anni di reclusione. La condanna fu confermata in sede di appello. La corte suprema australiana, chiamata a rivedere tale sentenza, ha scagionato da ogni accusa il cardinale dopo un anno di ingiusta detenzione. Inoltre ha severamente censurato il giudice di primo grado poiché le prove accettate in giudizio non cancellavano seri dubbi sulla colpevolezza dell’accusato.

GLI SCANDALI FINANZIARI DEL VATICANO

Nel 2020 scoppia l’ennesimo scandalo finanziario. Il Vaticano procede a un investimento immobiliare effettuato con i fondi dell’obolo di San Pietro, un edificio di lusso nel centro di Londra che viene a costare circa 200 milioni di euro. Alti prelati, le cui responsabilità sono in corso di accertamento, sono coinvolti nell’operazione. Dopo l’acquisto si scopre una opaca storia di intermediari e di alte commissioni a favore degli stessi. Il palazzo alla fine sembra non risultare di completa proprietà del Vaticano, o comunque la proprietà è soggetta di alcuni vincoli, nonostante l’esborso dell’ingente cifra. Altri milioni di euro vengono quindi spesi per liberare l’edificio da tali vincoli. Il promotore di giustizia della Città del Vaticano apre un’indagine per verificare se siano stati commessi reati nello svolgimento dell’operazione.

Papa Francesco si trova tra due opposte fazioni che cercano di tirare acqua al proprio mulino. La Chiesa oggi naviga tra un minacciato scisma dei vescovi e cardinali statunitensi, che rappresentano l’ala tradizionalista della stessa e il pericolo di un opposto scisma che vedrebbe come protagonisti i prelati tedeschi schierati con l’area più progressista del cattolicesimo. Sono in molti in Vaticano a sperare che la carica di papa emerito, che attualmente designa l’anziano Benedetto XVI, si renda presto libera. Poiché auspicano che papa Francesco, anch’egli molto anziano, faccia una scelta analoga a Benedetto XVI dande le proprie dimissioni, in modo da permettere a un conclave di eleggere un nuovo papa che i fautori di questa soluzione sperano venga scelto tra i simpatizzanti delle proprie idee.

(Foto in alto: Papa Bergoglio, 2008, Aibdescalzo, CC BY-SA 4.0)