Chiesa di S. Maria La Nova, Mentnafunangann, 2014, CC BY-SA 4.0

VLAD III (DRACULA) A NAPOLI

Il principe di Valacchia (Romania) Vlad III, soprannominato Dracul (drago), apparteneva al ramo Draculesti della famiglia Balsarab. Egli nacque nel gennaio del 1431 a Sighisoara. Per la sua predilezione a impalare i nemici catturati in battaglia era soprannominato Tepes (l’impalatore).

Il padre Vlad II aveva fondato, insieme ad altri principi cristiani, l’Ordine del Drago che aveva lo scopo di promuovere la cristianità e di proteggere gli adepti dell’ordine e le loro famiglie.

Vlad III fu Voivoda di Valacchia dal 1448 al 1476. La sua terra era contesa dagli ungheresi, che già regnavano su buona parte della Romania. Anche gli ottomani di Costantinopoli, guidati da Maometto II, che aspiravano alla conquista dei Balcani, avevano mire sulla Valacchia. Egli lottò alleandosi prima con gli ottomani per sconfiggere gli ungheresi e affermare il proprio potere su quella regione. Poi, conquistato il suo spazio vitale, si alleò con gli ungheresi per contrastare le mire di conquista di Maometto II.

In queste sue scorribande ebbe fortuna alterna. Durante una battaglia contro i turchi, nei pressi di Bucarest nel dicembre del 1477, fu ucciso. Al momento del decesso aveva 47 anni di età. Si dice che la sua testa fu portata a Costantinopoli e consegnata a Maometto II a dimostrazione della sua morte.

Vlad III è diventato famoso in seguito al romanzo “Conte Dracula” dell’irlandese Bram Stoker e ad alcuni film che si ispirano alla sua figura, tra cui i più noti sono “Dracula, fantasia o realtà” del 1975 interpretato da Christopher Lee, “Vlad l’impalatore” del 1979 e “Dracula” girato nel 1992 in Basilicata da Francis Ford Coppola, la cui famiglia era originaria di Bernalda (Basilicata).

Questa storia è tratta dal volume “NAPOLI AL TEMPO DI … Episodi e personaggi della storia partenopea” di Silvano Napolitano. AMAZON.IT

Vlad III aveva una figlia di nome Maria che, dopo il suo decesso, fu affidata alla famiglia dei regnanti albanesi Skanderbeg, in virtù del fatto che questi erano membri dell’Ordine del Drago come Vlad. Infatti, in base al patto che regolava l’Ordine del Drago, che assicurava reciproca assistenza estesa anche ai familiari dei suoi associati, il re albanese sentì come suo dovere proteggere la giovane figlia di Vlad.

Nel 1479, dopo la morte del marito, la vedova di Giorgio Castriota Skanderbeg re d’Albania, Andronica Arianiti Comnena, appartenente a una nobile famiglia dei Balcani che vantava tra i suoi membri cinque imperatori di Costantinopoli, si rifugiò a Napoli. Fu ospite del re Ferrante d’Aragona, anche lui membro dell’Ordine del Drago come Giorgio Castriota Skanderbeg e come Vlad III di Valacchia.

Al suo seguito, oltre al figlio Giovanni, aveva con sé una bambina di 7 anni, Maria Balsa, che lei presentava come figlia di sua sorella, ma che altri non era che la figlia di Vlad, il cui nome di famiglia era Balsarab, da cui il cognome della bimba Balsa.

È da escludere che Maria fosse davvero la nipote di Andronica Comnena, poiché è storicamente accertato che la nipote, che effettivamente faceva di nome Maria, andò sposa a Bonifacio III di Monferrato. Ed è anche da escludere, come qualcuno sostiene, che la bambina fosse l’ultima discendente della famiglia Balsic, ramo montenegrino della famiglia napoletana Del Balzo poiché, in tal caso, la bambina sarebbe stata certamente accolta dalla potente famiglia Del Balzo anche per una questione di prestigio familiare.

Maria Balsa fu adottata da re Ferrante d’Aragona. Arrivata all’età da marito fu data in sposa a un nipote del re, Giacomo Alfonso Ferrillo, appartenente a una nobile famiglia napoletana di origine spagnola. La famiglia Ferrillo aveva il suo palazzo in via Sedile di Porto, accanto alla chiesa di S. Maria delle Anime, fatta costruire dalla stessa Maria, ma abbattuta a fine ‘800 a seguito dei lavori del Risanamento.

Giacomo Alfonso fu nominato conte e gli fu assegnato il possedimento di Muro Lucano e Acerenza.

Nello stemma di famiglia il blasone dei Ferrillo era sovrastato da quello della Balsa per il maggior rango di nobiltà. Il blasone della moglie era rappresentato da un drago con ali di pipistrello, simbolo del principe Vlad III di Valacchia. A conferma dell’appartenenza di Maria Balsa alla famiglia di Vlad è stato trovato un antico documento notarile nel quale la stessa Maria, nell’indicare i beni da destinare alla figlia Beatrice che andava sposa al principe Ferdinando Orsini, elencò alcune sue proprietà situate in Romania.

Alcuni storici sostengono di aver individuato il monumento funebre di Vlad III a Napoli, nel chiostro della chiesa di S. Maria La Nova. Questo monumento, che solo in tempi relativamente recenti è stato spostato dall’interno della chiesa al chiostro della stessa, fu fatto costruire alla fine del 1400 dalla famiglia Ferrillo.

La tomba, che attualmente è vuota, ha sulla facciata anteriore un bassorilievo che rappresenta un drago, simbolo della famiglia di Vlad III, affiancato da due torri, uguali a quelle che simboleggiano la città di Tebe, cioè Tepes in lingua rumena antica, che era il soprannome di Vlad, detto Tepes, cioè l’impalatore.

All’interno della chiesa, dove originariamente era situato il monumento funebre, c’è una iscrizione in una lingua sconosciuta, che non si è riuscita ancora a decifrare. La traduzione di questa scritta potrebbe chiarire il mistero della sepoltura del principe.

Poiché non esiste alcuna documentazione certa sulla morte di Vlad nella battaglia di Bucarest, lo stesso, dopo la sconfitta, potrebbe aver trovato segreto rifugio a Napoli ospite di re Ferrante, per sfuggire al suo nemico Maometto II. Secondo un’altra ipotesi la figlia Maria, dopo aver acquisito il rango di contessa, avrebbe fatto trasferire i resti mortali del padre nella chiesa di Santa Maria La Nova.

Immediatamente a destra di questa tomba si trova un altro monumento funerario con una scritta che indica di essere la tomba di Andronica Arianiti Comnena, la vedova di Skanderbeg che condusse a Napoli la piccola Maria. Nella parte anteriore è scolpito chiaramente il nome “Maria”, come se la stessa fosse stata utilizzata anche per ospitare i resti mortali della figlia di Vlad.

A conferma della famiglia di origine della Balsa, la cattedrale della cittadina di Acerenza, che fu completamente restaurata a cura della stessa e del marito Giacomo Alfonso Ferrillo, presenta numerosi bassorilievi rappresentanti simboli che richiamano alla mente la discendenza della contessa da Vlad III. È riprodotto, sulla facciata principale, lo stemma di famiglia dei Ferrillo nel quale è presente il blasone di Vlad. Nella cripta, insieme ai bassorilievi di Maria e del marito Giacomo è presente una scultura che sembra raffigurare il principe Vlad (egli è rivolto di spalle all’altare a indicare la sua scomunica, ha le narici dilatate tipiche del principe, il mento sporgente e addirittura i denti in evidenza).

Maria e Giacomo Ferrillo ebbero due figlie. La figlia primogenita, Beatrice, sposò il nobile napoletano Ferdinando Orsini, Duca di Gravina. Ferdinando e Beatrice abitarono a Napoli dove si fecero costruire il loro palazzo in via Monteoliveto, oggi denominato Palazzo Orsini di Gravina o Posta Vecchia, poiché fu utilizzato in passato come sede delle Poste. Attualmente è la sede della facoltà di architettura dell’Università di Napoli.

La figlia secondogenita, Isabella, andò sposa a Luigi Gesualdo, conte di Conza, andando ad abitare nel palazzo di famiglia a piazza S. Domenico Maggiore, oggi conosciuto come Palazzo Sansevero. Luigi Gesualdo era il nonno di Carlo Gesualdo Principe di Venosa, valente musicista, che diventò famoso per l’assassinio della moglie Maria d’Avalos e del suo amante Fabrizio Carafa, sorpresi nel letto del principe in piena notte.

(Foto in alto: Chiesa di S. Maria La Nova, Mentnafunangann, 2014, CC BY-SA 4.0)